In Confagricoltura da tre anni, quarantottenne, madre di due bimbi, determinata. Chi la conosce la descrive come una manager che punta l’obiettivo e porta sempre a casa il risultato.
“Sicuramente ci provo con tutte le mie forze a portarlo a casa. L’obiettivo è accompagnare il settore agricolo verso il futuro, con la forza della nostra organizzazione”.
Un bilancio dei primi mesi. Anzi, cosa Le hanno “detto” i mesi da Direttore Generale? Ovviamente conosceva già Confagricoltura, ma non come DG.
“Sono arrivata in Confagricoltura per occuparmi di relazioni istituzionali e proprio in questo ruolo ho potuto constatare di persona ed apprezzare la straordinaria possibilità di accesso e dialogo diretto con gli interlocutori istituzionali. Questa esperienza mi consente oggi come Direttore Generale di essere, con autorevolezza e progettualità, parte attiva nel processo decisionale pubblico. Inoltre, ho apprezzato da subito il valore della cultura sindacale, che si muove non per il proprio profitto, ma per quello altrui, che in questo caso sono le imprese che rappresenti”.
Un sogno nel cassetto ed uno da realizzare?
“Il sogno nel cassetto è già ‘cantierato’ ed è quello di contribuire con il mio lavoro a far crescere la nostra associazione e a far sentire tutta la nostra squadra orgogliosa di farne parte. Alla seconda domanda poi non si può rispondere, per scaramanzia sicula”.
Tradizione ed innovazione, possiamo così sintetizzare il nostro sindacato?
“In Confagricoltura ho avuto modo di apprezzare una grande competenza tecnica sia nella sede nazionale come in quelle territoriali. La cultura d’impresa, che non può essere travasata nel sindacato in maniera acritica, deve essere perseguita attraverso il lavoro per obiettivi ed il riconoscimento dei meriti, senza mai smettere di credere in sé stessi. Steve Jobs era convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo da quelli che non hanno successo sia la pura perseveranza”.
Le nostre peculiarità territoriali devono essere messe a sistema per affermarsi come elemento di positività e sviluppo?
“Indubbiamente. Il termine ‘territorio’ indica una porzione definita di terra, è uno spazio fisico organizzato mediante delle strutture politico-amministrative e socio-economiche. È anche cultura, tradizioni, socialità, sviluppo. Sarebbe folle perciò rinunciare alla valorizzazione di una tale ricchezza, soprattutto in un paese come il nostro. Allo stesso tempo questa ricchezza va valorizzata guardando il mondo. Guai a chiudersi”.
Con “autorevolezza e gentilezza” cosa ha messo o metterà in cantiere?
“Abbiamo capito, con estremo ritardo, che in questo periodo storico l’unico modello di leadership realmente funzionale in organizzazioni che mirano alla creazione di valore è quello della leadership gentile: il rispetto per le persone che lavorano con noi, il potenziamento del loro talento, la creazione di un ambiente di lavoro dove si ha voglia di stare, sono gli obiettivi che mi pongo”.
Il nostro sistema deve essere per lo meno capace di stare a fianco delle aziende o, magari, un passo avanti. Obiettivo e stimolo quotidiano cui non possiamo e dobbiamo fare a meno?
“Dobbiamo renderci interpreti della capacità di saper anticipare il futuro e di essere ‘sempre un passo avanti’. Questa dev’essere la chiave per sottolineare l’autorevolezza, la competenza e l’affidabilità delle nostre realtà territoriali”.
Nel Palio, conta solo chi arriva primo, gli altri sono tutti perdenti. Affermazione troppo “forte” o dobbiamo ambire a questo?
“Per trasformare le sfide di domani in opportunità serve un nuovo modo di pensare. La definizione degli obiettivi è un processo che inizia con un’attenta considerazione di ciò che si ha, di ciò che si desidera ottenere e si conclude con il duro lavoro. Nel mezzo, ci sono alcuni passaggi definiti, di cui sono consapevole. Ma ho ben chiaro l’obiettivo”.
“Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli” è la conosciuta frase scritta da Vittorio Alfieri il 6 settembre 1783 a Siena; frase importante e da noi amatissima. Da trascrivere nei nostri regolamenti?
“Volemmo, e volemmo sempre, e fortissimamente volemmo. Così suona meglio”.
Un provvedimento da chiedere al nuovo ministro dell’agricoltura?
“Abbiamo incontrato il Ministro Lollobrigida varie volte. Sono molteplici i fronti su cui intervenire. Penso alle gravi questioni energetiche a causa dello scoppio del confitto bellico russo-ucraino, a cui si aggiungono le recrudescenze di eventi contro cui il nostro comparto è solito imbattersi e la cui congiuntura ha impattato notevolmente il settore primario, danneggiando l’operatività delle imprese agricole. Il Ministro conosce le nostre istanze e sono sicura saprà intersecare le capacità produttive delle nostre realtà territoriali con ricerca innovativa e costante attenzione alla sostenibilità. Non ci siamo però limitati ad esporre singole tematiche. Abbiamo rappresentato una visione complessiva e strategica dell’agricoltura. Solo guardando lontano, al futuro, possiamo realizzare un’agricoltura sostenibile che soddisfi le esigenze di tutti, produttori e consumatori”.
A Lei il saluto finale; per noi è stato un momento prezioso in attesa di poterla ospitare in Siena.
“Vivo il mio incarico con grande orgoglio ed entusiasmo. Fare squadra, stando più insieme, possibilmente in presenza, ci permetterà di comunicare di più e di condividere idee e progetti. In questa cornice, la valorizzazione delle persone renderà molto più concreto il fine ultimo della nostra mission: la tutela degli interessi delle imprese. Ci vediamo a Siena!”
Con grande piacere, l’aspettiamo presto.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli