Pregiatissimo Professore, un sentito grazie dell’attenzione.
Vorrei partire dallo scopo di “far continue e ben regolate esperienze, e osservazioni, per condurre e perfezionare l’arte tanto giovevole della Toscana coltivazione”. Un’estrema capacità nel vedere al di là dell’orizzonte. Un visionario da prendere a riferimento.
“Oggi l’orizzonte non è più la Toscana ma sappiamo che l’agricoltura deve affrontare sfide globali e condivise. Come riaffermato nello Statuto approvato dal Corpo Accademico nell’Assemblea dello scorso novembre, l’Accademia dei Georgofili “si propone di contribuire al progresso delle scienze e delle loro applicazioni all’agricoltura ed alle attività collegate, alla tutela dell’ambiente, del paesaggio e del territorio agro-silvo-pastorale, allo sviluppo del mondo rurale, allo sviluppo e valorizzazione dei prodotti agricoli e di quelli alimentari e alla loro disponibilità e sicurezza”. L’Accademia continua a fornire, agli addetti ai settori della ricerca e della didattica, agli operatori del settore agrario e a chi spetta il compito di prendere decisioni di carattere politico, un supporto scientifico di ampio raggio per l’agricoltura. Tutti i documenti prodotti dai nostri comitati consultivi, le relazioni presentate ai convegni, le attività, sono puntualmente riportate sul nostro sito www.georgofili.it che è liberamente fruibile da chi sia interessato”.
Riprendendo spunto dalla vostra storia, non possiamo che rimarcare la consapevolezza della “vitale importanza” dell’agricoltura. Intendimento non certo delle ultime ore ma datato ed attualissimo. Gli ultimi nefasti avvenimenti hanno ridato valore e colore a questo concetto?
“Per il settore primario, la strada maestra è ormai tracciata ed ineludibile: siamo chiamati a produrre cibo sufficiente e di buona qualità per una popolazione in continua crescita, senza erodere ulteriormente le risorse del pianeta. Riduzione delle emissioni di gas climalteranti, riduzione della perdita di suolo, gestione oculata della risorsa acqua, riduzione dell’uso di fitofarmaci, antibiotici e fertilizzanti, aumento delle foreste nelle aree rurali, periurbane e urbane, riduzione dello spreco di cibo, solo per citare alcune delle sfide più urgenti da affrontare e possibilmente da vincere, non rappresentano singolarmente una difficoltà insormontabile, tanto che l’agricoltura nazionale ha dimostrato in questi ultimi anni di saper procedere nella direzione giusta. Una necessità ancora presente nel settore è quella di dare il giusto valore al lavoro di chi produce, a chi sta all’origine della filiera: questo è un compito su cui devono lavorare le Associazioni”.
Alla nostra agricoltura che voto dà?
“Un bel voto. Durante la pandemia è stato il settore più attivo, non ha mai smesso di produrre e ha fornito il cibo necessario alla popolazione. Organizzata e efficiente. Anche l’Accademia dei Georgofili durante quel periodo non ha smesso di lavorare, anzi ha cercato di dare il proprio supporto agli agricoltori mettendo in rete un’antologia di innovazioni disponibili, pronte per essere messe in campo e contribuire alle esigenze della produzione durante il lock down. L’attività svolta è stata raccolta nel nostro sito in un’apposita sezione chiamata ‘L’Accademia per il post Covid-19’ ed è ancora liberamente fruibile”.
Le innumerevoli ventate modaiole, spesso di demarcazione europea, ci danneggiano o rafforzano la nostra identità di agricoltura peculiare quindi irripetibile con il valore aggiunto dell’intimo legame con il territorio?
“Non vedo grandi differenze tra l’agricoltura nazionale e quella europea in tema di sfide da affrontare. Coerentemente con gli impegni internazionali, l’Unione Europea, alla fine del 2019, ha annunciato il Green Deal, centrato sulla sostenibilità e sul benessere dei cittadini, e con il quale la UE si è prefissata l’ambizioso obiettivo di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Al riguardo, va detto che il piano non è risultato esente da critiche (piano privo di una seria valutazione di impatto) e da più parti sono giunte richieste di rimodulazione, specialmente alla luce degli effetti della pandemia e della guerra in Ucraina ancora in corso. È innegabile che alcuni passaggi della nuova PAC siano ritenuti particolarmente pressanti e anche difficilmente compatibili con le esigenze di incrementare la produttività agricola, ma sono utili a indicare la strada da percorrere. Probabilmente, alcuni punti subiranno aggiustamenti, specialmente quelli sui quali l’ultima parola spetta ai singoli Stati Membri. Detto questo, i Georgofili continueranno a sottolineare ogni incoerenza dovesse essere individuata tra il quadro normativo europeo di riferimento e le esigenze produttive”.
Non perdiamo occasione di ribadire, ma qui abbiamo gioco facile, di come l’innovazione sia il vero motore di un’agricoltura rispondente ai tempi ed alle curiosità del nostro sistema sociale. I nostri imprenditori devono essere ancora più coinvolgenti ed inclusivi?
“La moderna agricoltura oltre alle competenze nelle discipline proprie delle scienze agrarie, richiede profonde conoscenze di aspetti che riguardano l’elettronica, l’informatica e l’ingegneria per conseguire i migliori risultati. Attualmente esiste un enorme gap tra le soluzioni potenzialmente offerte dalle tecnologie e l’applicazione effettiva di queste nella gestione sostenibile dei sistemi colturali nelle aziende agricole e zootecniche italiane. Per colmare questo divario è richiesta una profonda inversione di tendenza e significativi investimenti, soprattutto in formazione e aggiornamento professionale su più livelli. Tenendo presente che le future sfide richiederanno un uso maggiore degli strumenti digitali, al fine di garantire l’impiego coerente dei fattori produttivi e la reddittività, la digitalizzazione dei dati è indispensabile al pari dell’interoperabilità e dell’interscambio delle informazioni. Questa estensione dalle attuali attività ordinarie degli addetti al settore, richiede un pragmatico dialogo mediato da esperti accademici e della ricerca scientifica, per coordinare l’attuazione di un programma nazionale finalizzato a concretizzare la digitalizzazione per l’agricoltura e l’agroalimentare, con l’effetto di favorire la partecipazione inclusiva e migliorare le sinergie tra i diversi attori delle nostre filiere agroalimentari”.
In Europa ci facciamo valere? Ci sono luoghi comuni che dovremmo sfatare nei fatti?
“Nella PAC è stato da più parti evidenziato il forte rischio di vedere crescere il conflitto tra obiettivi ambientali e reddito degli agricoltori, con conseguenze di rilevanza sia sul piano sociale che su quello economico. In tale contesto, è fortemente auspicabile che alla scienza sia data piena fiducia e che, anche in Europa, sia data la possibilità di avvalersi delle nuove conoscenze, a partire dalle tecnologie di evoluzione assistita, sulle quali si continua a discutere sul piano ideologico, senza alcuna fattiva attenzione per le positive ricadute pratiche di cui potremmo beneficiare. Inoltre, sarebbe auspicabile una maggiore presa di coscienza di tutte le problematiche attuali da parte dell’opinione pubblica. In effetti, a rendere l’attuale momento storico particolarmente difficile per la nostra agricoltura, a mio parere, contribuisce anche la scarsa consapevolezza da parte dell’opinione pubblica degli sforzi che il mondo agricolo sta compiendo nella direzione di una maggiore sostenibilità. Ogni giorno veniamo sommersi da informazioni secondo cui l’agricoltura sarebbe la maggiore responsabile del riscaldamento globale e dell’uso smodato delle risorse del pianeta, oltre che di un barbaro ed eticamente inaccettabile sfruttamento degli animali in allevamento. La verità, almeno quella che emerge dai dati ufficiali pubblicati da vari Enti a livello nazionale, è assolutamente diversa, ma la ‘crocifissione’ dell’Agricoltura continua”.
Ci parli del Presidente dell’Accademia dei Georgofili.
“Un inguaribile curioso e appassionato di chimica, materia che poi ho studiato all’Università e in cui mi sono laureato. Da bambino stavo per pagare a caro prezzo l’esito di un mio esperimento ma sono stato fortunato. Dopo la laurea in Chimica, ho insegnato per 40 anni Microbiologia occupandomi di microorganismi e del loro ruolo in diversi ambiti di interesse agrario”.
Il suo peggior difetto?
“Sono molto pignolo che forse se cambiamo visuale diviene anche il mio miglior pregio. Non tollero i ritardi che considero sintomo di scarso rispetto per il tempo ed il lavoro altrui”.
Confidiamo di aver suscitato un minimo di curiosità per il nostro modo di fare e di essere.
La ringraziamo per aver condiviso con noi qualche prezioso ed interessante momento. Davvero grati.
Un cordialissimo saluto da tutti gli agricoltori senesi.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli