Da dove iniziare. Crediamo giusto partire dalla laurea in giurisprudenza nel 1956, proprio nella nostra amatissima Siena.
“Mi sono laureato a Siena nell’autunno del 1956 con una tesi sulla disciplina costituzionale dei partiti politici. Relatori furono Paolo Barile e Giuseppe Guarino, due giovanissimi docenti che svolgevano a Siena il loro primo incarico di insegnamento. Erano due personalità che già allora si presentavano come eccezionali sia sul terreno scientifico che sul piano umano: personalità destinate a lasciare una traccia importante nella storia costituzionale del nostro paese. L’incontro con loro è stato determinante per le mie scelte di vita e di lavoro”.
Molte facoltà sono state luogo del Suo insegnamento, città importanti e realtà diverse. Vede ancora certe peculiarità? In questi lustri, ci siamo “impoveriti” sotto l’aspetto dello studio, dell’apprendimento?
“Ho conosciuto varie Università grandi e piccole trovando conferma della convinzione diffusa secondo cui nelle Università piccole si studia meglio che nelle grandi. Ma le diversità più forti le ho colte nel contatto con le diverse generazioni di studenti. Le generazioni più recenti rispetto a quanto accadeva in passato mi sembra che nella media affrontino con più serietà gli studi come preparazione al mondo del lavoro”.
Notevolissimi incarichi istituzionali, giusto apprezzamento per cotanta conoscenza e rettitudine. Su tutti, giudice costituzionale. Un momento di riflessione e comprendiamo velocemente quanto impegnativo possa essere stato questo incarico. Una responsabilità davvero grande, per il presente ma anche per le future generazioni. Questi anni cosa Le hanno insegnato?
“L’esperienza di giudice costituzionale è stata per me molto importante perché mi ha consentito di trasferire quotidianamente sul terreno della realtà fattuale le conoscenze acquisite come studioso del diritto costituzionale. Ma si è trattata di un’esperienza molto formativa anche sul piano umano per le possibilità di contatto e di scambio con persone di elevata qualità professionale e di forte sensibilità sociale che la Camera di Consiglio della Corte offre nell’arco dei nove anni dell’incarico di giudice. Sono anni che mi hanno insegnato l’importanza dell’umiltà e del rispetto per le opinioni degli altri”.
Componente del Consiglio di Amministrazione della Rai, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, oltre a presiedere la Commissione per la riforma dell’editoria. Temi delicatissimi, dalle infinite sfaccettature ed interpretazioni. Dirimente la capacità di leggere e interpretare il cambiamento e tutelare l’informazione, primo tornasole di una sana democrazia?
“La scuola di cui ho fatto parte ha dedicato fin dagli anni sessanta del secolo scorso molta attenzione ai temi dell’informazione contribuendo alla definizione delle leggi attuative e della giurisprudenza interpretativa dell’art. 21 della Costituzione. Se l’informazione resta il sale della democrazia, l’Italia su questo terreno è stata nei decenni passati un grande laboratorio che ha anticipato gli sviluppi e le discipline del mondo della comunicazione, dalla radiotelevisione ai nuovi media”.
Abbiamo avuto il piacere di averLa come prezioso relatore in occasione di una nostra iniziativa sulla “Tutela ambientale”, il Suo intervento ebbe come titolo “Il valore dell’ambiente: sviluppo della giurisprudenza costituzionale”. È passato un anno, vede cambiamenti? Un tema delicato ed attuale, siamo pronti a questa nuova necessità? Tutte le istituzioni ne sono consapevoli?
“Nel corso degli ultimi anni le vicende della pandemia e le rivoluzioni climatiche hanno accentuato l’attenzione dell’opinione pubblica sui temi ambientali. La recente riforma dell’art. 9 della nostra Costituzione ha rappresentato un passaggio importante per rafforzare la definizione, sia a livello della politica che della giurisprudenza, di un costituzionalismo ambientale proiettato verso la tutela delle risorse del pianeta anche nell’interesse delle generazioni future. Ma molto resta ancora da fare sul piano istituzionale e sul terreno di una formazione scolastica impegnata nei problemi della difesa ambientale”.
La Costituzione si deve adeguare ai tempi o i tempi alla Costituzione?
“La Costituzione non è un testo pietrificato, ma un organismo vivente che evolve insieme con l’evoluzione della società sottostante. Pertanto è la Costituzione che deve adeguarsi, attraverso un’interpretazione evolutiva, allo sviluppo dei tempi e dei valori sociali”.
L’Europa è benevola matrigna? Siamo noi a mancare o non siamo in grado di farci capire? Ormai dovremmo essere una matura democrazia. Cosa raccomanderebbe al paese Italia?
“L’Europa, nel bene e nel male, resta un percorso ormai obbligato per il futuro della nostra democrazia. Le crisi che di recente abbiamo affrontato e non ancora superato hanno messo in luce come dato inconfutabile che, nei nuovi equilibri della geopolitica, l’Europa o imbocca con decisione la linea del rafforzamento della sua unità o rischia di fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro”.
Artefice di pregiatissime opere e studi, diletto o passione?
“Studiare e scrivere resta un’impresa faticosa che, per realizzarsi, richiede sempre passione e aspira sempre al diletto”.
Ha realizzato i Suoi sogni? Quali rimangono ancora da realizzare?
“In parte sì, ma solo in parte. Resta sempre da realizzare il lavoro conclusivo che riassume e chiude tutti i lavori svolti in precedenza. Ma in questo caso il sogno resta tale e molto difficilmente si trasforma in realtà”
Un Suo pregio ed un difetto?
“Non sono in grado di rispondere. Poco incline alla autoanalisi preferisco lasciare agli altri la risposta”.
Non approfittiamo più della Sua preziosa disponibilità. Oggi la conosciamo meglio e siamo davvero ossequiati dell’attenzione che ci ha dedicato.
Un carissimo saluto con l’auspicio di poterLa incontrare presto.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli