Curiosi di ascoltare i pensieri di un fantino plurivittorioso del Palio di Siena e non solo.
Tutto ebbe inizio?
“Da quando avevo 6 anni montavo i cavalli nel maneggio di casa. A 13 anni ho dovuto sostituire un fantino nel palio di ‘Bitti’. Da lì sono partito”.
La vita professionale di un fantino?
“Impegno, tanto lavoro ferree abitudini. Do sempre me stesso. Nulla al caso, ferocemente ricerco le cose ben fatte. Centrato l’obiettivo, la mente corre subito al prossimo obiettivo”.
Che differenze ci sono dal primo palio vinto ad oggi?
“Allora ero un ragazzo alle prime armi. Oggi credo di essere al top, non solo entusiasmo ma, come detto, tanto lavoro, capacità di reazione e lettura delle situazioni. Insomma sono più maturo ma evidentemente ‘qualcosa’ c’era già allora”.
Tutto cambia, il palio e le contrade no.
“Proprio così. Certamente ci si adegua ma le tradizioni rimangono intatte perché è come vivere in famiglia. Siamo gelosi e rispettosi dei nostri cari. Del nostro viver quotidiano. C’è sempre attenzione a cosa succede nel rione, un’opera di bene, aiuto costante e con garbo. Questo mai cesserà di esistere”.
Cos’è il Palio di Siena?
“Semplicemente la mia vita, il centro di tutto. Il mio primo pensiero e l’ultimo della giornata. Inutile aggiungere altro”.
L’emozione dei giorni di Palio?
“Tanta ansia per immaginare ove poter correre. Poi la ‘tratta’. E da lì tutto è più chiaro. Ci si concentra sull’obiettivo cercando con tutte le forze di centrarlo. Il mortaretto, l’uscita dall’entrone, inizia la battaglia. Un groppo in gola, per un attimo, forte ed impetuoso. Poi testa per arrivare primo”.
Chi è Tittìa?
“Altruista, sensibile e generoso. Fiducioso nel prossimo pretendo molto da me stesso e dagli altri”.
Perché Tittìa?
“Nei primi mesi qui a Siena pativo tanto freddo; in sardo vuol dire appunto freddoloso”.
Come ti vedi nel prossimo futuro?
“Sempre a cavallo, sempre cercando di far bene. Vedo solo questo. Quando sarà sarà, ma voglio appendere la testiera da vincente, questo sì”.
Il progetto nel cassetto?
“Progetto già in campo. Continuare ad impegnarmi nell’allevamento, primeggiare nelle corse. Iniziare l’attività in azienda, magari con l’agriturismo. Mi vedo così”.
Un pregio ed un difetto?
“Dalle persone care pretendo sempre molto. Minuzioso e alla ricerca del ben fatto. Ma allo stesso tempo cerco di soddisfare i loro bisogni. Loro al centro dei miei pensieri”.
Una cosa che dovevo fare e non ho fatto?
“Nessuna. Anche nelle esperienze meno favorevoli riesco a cogliere lati positivi. Insomma, bicchiere sempre pieno”.
Cos’è il cavallo?
“Un membro della famiglia”.
Il valore di una stretta di mano? Dell’amicizia?
“Direi cose che non hanno prezzo. Aggiungerei anche il rispetto. Tutto parte da qui”.
Si è vincenti se imprenditori di sé stessi?
“Proprio così. Investire su di noi, ogni giorno, senza scuse e obiezioni. Severità e soddisfazione. I due lati della stessa medaglia. Almeno così è per me”.
Qui ci salutiamo, davvero grati di aver condiviso questi momenti.
Non aggiungiamo nulla se non a presto rivedersi.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli