La partita per il varo del nuovo Patto di stabilità e crescita è ancora aperta. La prossima settimana il Parlamento europeo definirà la propria posizione sulla proposta originaria della Commissione. A seguire, partirà il trilogo tra le istituzioni per giungere all’accordo finale.
Sulla base dell’intesa raggiunta, a dicembre, al Consiglio Economia e Finanza (ECOFIN) della UE, non è scontato che l’Italia debba procedere a una manovra di correzione dei conti pubblici per l’anno corrente. Molto dipenderà dall’andamento reale della crescita economica sotto la spinta degli investimenti previsti dal PNRR e dalla prevista riduzione dei tassi di riferimento da parte della Banca Centrale Europea che avrebbe effetti positivi sui costi di gestione del debito pubblico. L’intesa raggiunta dal Consiglio ECOFIN, inoltre, prevede – come richiesto dall’Italia – alcuni meccanismi di flessibilità nel periodo 2025-2027.
Con l’entrata in vigore del nuovo Patto di stabilità, in ogni caso, gli sconfinamenti di bilancio non saranno più consentiti e ogni nuova spesa dovrà essere coperta con un aumento delle tasse o mediante un taglio degli interventi già in essere. Ogni decisione dovrà quindi essere valutata rigorosamente in termini di efficacia rispetto alle esigenze strategiche dei diversi settori produttivi.
In questo scenario, per quanto riguarda l’agricoltura, due obiettivi di fondo sono irrinunciabili. In primo luogo, la messa a punto di un programma pluriennale per aumentare la capacità produttiva attestata, attualmente, a circa il 75% del fabbisogno e per rafforzare l’integrazione tra le componenti della filiera agroalimentare ai fini di una maggiore competitività complessiva. Andrebbero anche previste specifiche misure a supporto della transizione energetica e digitale, in considerazione del fatto che nel 2026 avranno termine i programmi del PNRR.
A fronte dell’impatto del cambiamento climatico, la riforma della normativa sulla gestione dei rischi in agricoltura costituisce il secondo obiettivo irrinunciabile, puntando sulla maggiore diffusione delle coperture assicurative, sulla riduzione dei costi per gli agricoltori e sulla semplificazione delle procedure.
In una situazione segnata da eventi climatici estremi sempre più ricorrenti, l’efficacia dei sistemi nazionali di gestione del rischio costituirà un fattore di divario competitivo tra le imprese agricole in ambito europeo.
A questo riguardo, può essere interessante segnalare che, in Francia, la legislazione sulle calamità naturali in agricoltura è stata rivista all’inizio dello scorso anno con una dotazione di fondi pubblici di circa 680 milioni di euro.
In Spagna, è stato deciso per quest’anno uno stanziamento a carico dello Stato di 285 milioni di euro per ridurre il costo delle assicurazioni. Nei confronti del 2023, l’aumento è di dieci punti percentuali.