L’intervento del Presidente Massimiliano Giansanti
e del direttore generale Annamaria Barrile
Le proteste dei trattori hanno invaso l’Europa: partite dalla Germania, Paese dopo Paese sono arrivate anche in Italia. Il nuovo Green deal europeo è tra i motivi principali che hanno dato vita a una marea crescente di rabbia tra gli agricoltori.
“Non siamo piu’ contadini, oggi siamo imprenditori agricoli che rischiano sui mercati – ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, nell’intervista rilasciata a Radio 24 – La PAC sta diventando una politica tutt’altro che agricola: chiedere agli agricoltori di non produrre, oppure chiedere di non vendere alcuni prodotti perché probabilmente devono arrivare da fuori confine, creano squilibri. La fauna selvatica fuori controllo e la diffusione della peste suina, stanno distruggendo il nostro sistema suinicolo nazionale. Tutto questo perché in UE abbiamo un sistema di norme che vogliono vietare ai nostri agricoltori di produrre sicurezza alimentare e sufficienza alimentare, che erano alla base della costituzione della Comunità europea”. Giansanti ha infatti ricordato che l’art. 39 del trattato istitutivo diceva che la politica agricola comune doveva garantire, da un lato la sicurezza e l’autosufficienza alimentare, dall’altro garantire un giusto reddito agli agricoltori e giusti prezzi ai consumatori. “Quegli obiettivi così alti, io credo che oggi siano stati disattesi”, ha dichiarato, precisando che Confagricoltura è abituata a sedersi intorno ai tavoli, a Roma come a Bruxelles (Giansanti è anche vicepresidente del Copa). “Ho un profondo rispetto per le manifestazioni e cerco anche di capirne le motivazioni, ritengo che le soluzioni si debbano trovare sui tavoli di confronto”.
Sulle proteste degli agricoltori, è intervenuto anche il direttore generale di Confagricoltura, Annamaria Barrile, a Non Stop News sottolineando che sono tante le motivazioni alla base delle manifestazioni e divergono da paese a paese, ma c’è un comune denominatore: il disagio delle imprese agricole, legato ad anni di difficoltà, caratterizzati dalla pandemia prima e dai conflitti in Europa e in Medio Oriente, dopo.
Tali circostanze – come Confagricoltura ha sottolineato in più occasioni – hanno fatto emergere chiaramente la necessità di rivedere la politica agricola europea. Il direttore generale della Confederazione ha evidenziato come la PAC sia nata proprio per sostenere i livelli qualitativi e quantitativi della produzione agricola europea, ma come con il tempo si sia allontanata dalla sua missione originaria. C’è stato infatti a livello europeo uno sbilanciamento verso le esigenze di tutela dell’ambiente e si è messo al primo posto un obiettivo ideologico ambientale, al posto di quello produttivo, più realistico e concreto.
A livello nazionale Barrile ha ribadito l’apprezzamento della Confederazione nei confronti del Ministero dell’Agricoltura per avere saputo – nonostante le criticità del quadro di finanza pubblica – ribilanciare le risorse destinate all’agricoltura, attraverso una rimodulazione del PNRR.
Quanto alle modalità delle proteste, in alcuni casi eccessive, il direttore di Confagricoltura ha rimarcato come queste siano dovute al profondo disagio delle imprese, e ha ricordato inoltre come le Organizzazioni di categoria abbiano ancora di più in queste circostanze il compito di stare vicino agli imprenditori, come del resto la Confederazione fa sempre, e di intensificare le interlocuzioni con le Istituzioni nazionali ed europee.