Il decreto Agricoltura sancisce ufficialmente la non idoneità delle zone classificate agricole all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra. L’agrovoltaico, dunque, resta consentito, poiché tutela e preserva la continuazione della pratica agricola, permettendo la convivenza tra pannelli e coltivazioni. Con questa misura il governo ambisce a “bilanciare lo sviluppo delle energie rinnovabili con la salvaguardia delle aree destinate all’agricoltura, incentivando nel contempo progetti che integrino efficacemente le attività agricole con la produzione energetica da fonti solari.” Tale provvedimento non riguarderà gli impianti finanziati all’interno del PNRR, alla stessa stregua degli impianti da realizzare in specifiche aree come cave, miniere, aree private o in concessione a Ferrovie dello Stato e concessionari aeroportuali.
In questo modo si cerca di soddisfare le esigenze e rivendicazioni dei settori coinvolti: da un lato il settore agricolo con la necessità di limitare l’uso indiscriminato dei terreni agricoli per il fotovoltaico; dall’altro l’obbligo di rispettare gli obiettivi europei in merito alle energie rinnovabili. Infatti, la decisione del governo stabilisce eccezioni per le installazioni nelle zone non produttive, per gli impianti avanzati e per le Comunità Energetiche Rinnovabili.