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Ritroviamo con piacere il Professor Tiziano Treu

Mag 21, 2024 | Apertis Verbis, Novità

Già ospite in una nostra iniziativa dello scorso autunno, è davvero un piacer poter conversare con il Professor Tiziano Treu su alcuni temi a noi, ma non solo, molto cari. Nel quotidiano parliamo molto delle criticità che emergono nei rapporti di lavoro.

Vorremmo partire dalla difficoltà di far incontrare domanda ed offerta. Ci possono essere diverse chiavi di lettura. La Sua?

“Possiamo iniziare dicendo del forte calo della disponibilità. Non ci sono, di fatto, interessati. La bassa natalità, ormai cronica, già si palesa nella fascia di età 30 – 40; una situazione davvero preoccupante. Poi senz’altro la mancanza di competenze. Le scuole difettano nella formazione. I percorsi formativi come l’apprendistato ed i tirocini, comunque buoni strumenti, stentano a trovare vera e significativa applicazione. Da una ricerca del CNL emerge che non solo mancano gli ingegneri ambientali, ma anche figure cosi dette comuni come i manovali. Qui più che un aspetto di competenze è il salario, davvero basso a fronte di prestazioni lavorative molto pesanti. Insomma una serie di motivazioni di non facile soluzione”.  

Parliamo di salario. Forse basso, ma le aziende devono anche chiudere i bilanci. Insomma un circolo vizioso condizionato dalla bassa produttività?

“Molte, troppe aziende, hanno una bassa produttività. Non investendo in innovazione e tecnologia alla lunga si opacizza la capacità di produrre. Inevitabilmente le disponibilità sono ridotte e quindi bassi salari. Questo stato di cose si trascina ormai da oltre vent’anni. Anche le dimensioni aziendali non aiutano. Certamente ci sono picchi di estrema eccellenza, ma non sono chiaramente la maggioranza.  Di fatto il valore reale dei salari è quello di ventiquattro anni fa.

Cresce l’occupazione ma il Pil è drammaticamente statico. Che lettura dare?

“È la conferma della ridottissima produttività e dei salari bassi. È così da oltre venti anni e non ci sono segnali di contro tendenza, tutt’altro. C’è da domandarsi come ancora riusciamo a galleggiare”.

Innovazione, formazione e ricerca. Eccellenze e drammatica insufficienza. Siamo fatti così?

“Ribadisco che questi fattori sono alla base per un costante sviluppo e buona crescita. È impossibile ed impensabile poter fare impresa senza questi presupposti. Ci sono molti giovani che non terminano il percorso scolastico. Chi riesce a completare gli studi spesso non possiede le richieste competenze, anche di base, come il saper scrivere. Per ultimo l’alta formazione (Its e Università) sono poco frequentati. Abbiamo il 30% di laureati; in Europa la percentuale è del 45%. Ma non basta: in paesi come Giappone e Corea, dove si è molto investito, siamo al 70%. Non credo ci sia da aggiungere molto altro”.

Le tutele. La sicurezza per prima. Ma la nostra normativa è ben strutturata. Forse è una questione di mentalità?

“Quando è stata licenziata sicuramente si; correva l’anno 2008. Oramai sono passati molti anni. Oggi necessita di una rivisitazione. Fra le tante urgenze anche quella di prendere in seria considerazione, oltre agli infortuni ‘in cantiere’ quelli fisici per intendersi: si stanno incrementando casistiche come la depressione, lo stress ed il sovrappeso. Sono quelli più complicati da gestire ed hanno delle conseguenze non di poco conto. L’intelligenza artificiale potrebbe aiutarci nella prevenzione, specialmente nelle attività prettamente manuali, quelle operative insomma. Non sarà risolutiva ma aiuto significativo certamente sì. Certo che è anche questione di mentalità. Abbiamo fatto degli studi e ricerche in aziende molto strutturate e di vari settori. Questi i risultati. C’è tanto da fare. Non possiamo fermarci. Ultima cosa: ci sono pochi ispettori, veri. Insomma quelli che conoscono bene la materia. Altro aspetto che non aiuta sono le dimensioni aziendali. Nelle piccole realtà, come ben sappiamo sono la maggioranza, per vari motivi queste attenzioni si perdono, sbiadiscono ed è qui che si creano le condizioni per gli infortuni”.

Nelle Sue molteplici attività, ricorda un momento, un episodio, con particolare piacere?

“Molti ricordi. Forse uno da menzionare. Al tempo del Governo Prodi, l’intervento sul sistema pensionistico è stato sicuramente un momento dirimente. Se non avessimo così operato, oggi non ci potremmo permettere, ancorché perfettibile, l’attuale.

Il prossimo progetto?

“Stiamo lavorando sulla sicurezza. In collaborazione con aziende di vari settori e di primissimo livello.  Possiamo ridurre le morti bianche e gli infortuni, è doveroso e ci sono concrete possibilità per farlo”.

Un sincero ringraziamento per il tempo dedicato. Ne faremmo tesoro.

Un cordialissimo saluto.

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

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