Ben comunicare! Mai cedere posizioni su questo. Ne vogliamo parlare con Giovanni Pellicci, direttore responsabile di “I Grandi Vini” che ritroviamo dopo poche settimane dall’ultima nostra iniziativa.
Condivide questa considerazione?
“Si assolutamente. Se produrre bene, con qualità, professionalità e trasparenza è indispensabile, comunicare bene ed in modo efficace è fondamentale. Ormai la comunicazione è un asset a tutti gli effetti. E, vista la professione che svolgo, direi per fortuna!”.
Quanta sensibilità c’è nel consumatore e quanto è solido il convincimento?
“I dati evidenziano una crescita culturale e di consapevolezza da parte del consumatore importante. È un trend ormai in atto da un po’. Le scelte alimentari ed enologiche sono sempre più mirate, ma certo c’è ancora da lavorare per rafforzare l’efficacia e la capillarità di certi marchi di qualità e di certificazione: è un percorso lungo ed in cui occorre perseveranza”.
In Eu siamo competitivi?
“In termini di qualità della nostra produzione direi decisamente sì. Come conferma il mercato, i nostri prodotti Dop e Igp sono ai vertici delle scelte dei consumatori. In termini politici sicuramente sarà fondamentale continuare a far sentire la propria voce, in modo equilibrato e costruttivo, su partite chiave che si giocheranno nei prossimi mesi e il dialogo ci ha insegnato che serve più dello scontro”.
Certificazioni di qualità. Troppe o troppo poche?
“È un tema complesso. A mio modesto parere il rischio che siano troppe c’è. È complicato far passare un determinato messaggio al consumatore. Se questo arriva da più fronti e non in modo unitario, rischia di esserlo ancora di più. Però le certificazioni sono importanti sia per chi produce che per chi consuma. Il futuro passa da lì”.
Tante agricolture e variegate capacità. Forza e debolezza allo stesso tempo?
“Per il nostro Paese è sempre stata una forza. Quando parliamo di biodiversità penso proprio a questo”.
Le tendenze del mercato? Sostenibilità e moda?
“L’ambito che seguo più da vicino è quello del vino e le tendenze in atto in questa fase segnano, probabilmente, l’inizio di un profondo cambiamento, legato anche al ricambio generazionale. La sostenibilità del prodotto, unita ad aspetti salutistici e quindi più a favore di vini meno alcoolici, sono attualmente dei fattori forti nel momento delle scelte di acquisto. A risentirne di più sono soprattutto i vini rossi che, ovviamente, vanno per la maggiore nel nostro territorio. Molto meglio se la cavano le bollicine. Che in questo caso si tratti di una moda transitoria lo vedremo tra un po’ di tempo. Sicuramente un cambiamento è in atto ma le cantine lo sanno”.
Quanto incide il territorio e la tradizione sulla promozione dei prodotti?
“Il territorio inteso come terroir è fondamentale ed è alla base di ogni produzione tipica. La tradizione in quanto tale è affascinante ma in certi casi anacronistica. Ormai l’innovazione e la sperimentazione nella produzione è dilagante e permette di raggiungere risultati qualitativi sempre più alti. Anche alla luce di fattori sempre più dominanti come il cambiamento climatico. Basti pensare all’agricoltura di precisione”.
Un provvedimento che farebbe davvero la differenza?
“Eh…difficile dirlo. Ci vorrebbe la bacchetta magica. L’inflazione di questi ultimi anni è un fattore pesante per tante scelte dei consumatori. I costi sono aumentati su tanti fronti e la gestione è complessa per ogni tipo di impresa. Anche quella familiare, intesa come nucleo che ogni giorno compie delle scelte di acquisto. Sicuramente mettere nelle condizioni il consumatore di avere un maggiore potere di acquisto a fronte di prodotti di qualità, locali e certificati potrebbe aiutare tutti”.
Il prossimo progetto?
“Con la rivista I Grandi Vini che quest’anno compie 20 anni di pubblicazioni e che personalmente dirigo da 18, siamo costantemente alla ricerca di nuove idee e progetti. In questa fase, proprio alla luce del cambiamento generazionale a cui accennavo prima, abbiamo dato vita ad una nuova rubrica chiamata New Generation Wine, attraverso la quale diamo voce a vari attori della filiera vitivinicola (enologi, agronomi, export manager, responsabili accoglienza in cantina, responsabili marketing e comunicazione, sommelier, ed altro ancora) necessariamente under 40, proprio per cercare di capire da loro quali idee e quali approcci portare avanti nel relazionarsi in modo più efficace possibile con i loro coetanei, potenziali acquirenti di vino. È un modo per approfondire i linguaggi, i contesti, i format che i più giovani prediligono. Stanno venendo fuori spunti molto interessanti. Nel prossimo numero, in uscita a fine luglio, racconteremo le storie di due giovani agronomi under 40”.
Quanto conta la credibilità?
“Tantissimo. Se non si è credibili, ma in modo serio e non artefatto o virtuale, non si va da nessuna parte. Il mondo dei social insegna”.
Grazie del tempo che ci ha dedicato.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli