Abbiamo il privilegio di poter conversare con Massimiliano Giansanti, confermato alla Presidenza di Confagricoltura.
Presidente la conferma indica la chiara linea politica confederale. Coerenza, coraggio, responsabilità, visione. Potremmo aggiungere altri aggettivi ma questi possono soddisfare. Ne conviene?
Aggiungerei credibilità e autorevolezza. Dal 1920, da oltre un secolo, rappresentiamo le aziende agricole italiane contribuendo con loro a soddisfare il bisogno primario del Paese. Lo facciamo coniugando al meglio tradizione e innovazione, rispetto della natura e dell’uomo.
Innovazione, tradizione ed impresa. Un claim che abbiamo fatto nostro. C’è tutto in queste tre parole?
Buona parte. Rappresentare gli agricoltori è un compito davvero impegnativo. Mettono nelle nostre mani le loro preoccupazioni e le loro speranze. Chiedono concretezza, risposte certe e una guida che indichi un progetto sostenibile. Una direzione che, come dicevamo prima, coniughi il meglio della nostra tradizione agricola, sapendo misurarsi con il mondo odierno. Le nostre imprese, dalle più grandi alle più piccole, hanno radici solide che consentono loro di guardare e scommettere sul futuro.
Dobbiamo valorizzare i prodotti e proteggere il reddito delle imprese, nella quotidianità e nel futuro. La famosa quadratura del cerchio. Ci proviamo sempre. L’Europea ci aiuterà?Presto ci interfacceremo con la nuova Commissione europea. Con forza chiederemo un cambio di rotta radicale a sostegno delle politiche agricole oggi mortificate da mille lacci e lacciuoli. Una nuova Pac, un Green Deal non penalizzante verso l’agricoltura, insomma una visione più realistica e, permettetemi, più intelligente.
Il settore primario sempre messo in subordine ad altre sensibilità, non ultima quella ambientale. Ma noi siamo per primi ambientalisti. Insomma qualcuno ci deve sempre insegnare qualcosa. Non dovrebbe essere così.
Certo che no. Il ministro spesso definisce gli agricoltori primi custodi dell’ambiente. È così. Provi ad immaginare le campagne, i paesaggi toscani senza le aziende agricole e gli agricoltori a custodirle, coltivarle, amarle, cosa sarebbero state? Per avere una buona agricoltura, sostenibile e redditizia, devi avere un buon ambiente circostante. Agricoltura e ambiente vanno di pari passo.
Quali sfide ci aspettano?
Una su tutte, la più importante: espandere la produzione agricola italiana e la presenza dei prodotti Made in Italy nel mondo, fronteggiando gli effetti del cambiamento climatico e continuando a tutelare imprese, consumatori e ambiente. Questa per noi è la vera sostenibilità, in questa chiave, un volano per il settore primario e per il Sistema Italia. Inoltre, rafforzare il reddito degli agricoltori, tenuto conto delle crisi geopolitiche in atto, della globalizzazione dei mercati e del cambiamento climatico.
Come si ottengono questi risultati?
Investendo sull’innovazione, sulla scienza, sulla ricerca, sulla formazione di nuove competenze. E rafforzando le filiere. Un nodo fondamentale, a livello di filiera, è la logistica. Il nostro sistema di distribuzione sul territorio nazionale è troppo oneroso. È un tema di efficienza perché in Italia mancano le economie di scala. Il nostro obiettivo è quello di fare rete per abbattere i costi lungo la catena della distribuzione, con riverberi positivi anche sui prezzi al consumatore, che diminuiscono. Con benefici per tutto il sistema.
Davvero grato della disponibilità. L’aspettiamo in quel di Siena.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli