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L’importanza della statistica nel decifrare il mondo contemporaneo: intervista al Professor Luigi Biggeri

Gen 13, 2025 | Apertis Verbis, Novità

Numeri che parlano: “Per prendere decisioni riguardanti fenomeni collettivi bisogna conoscere bene le informazioni statistiche disponibili e saperle interpretare e utilizzare adeguatamente

Per prendere decisioni riguardanti fenomeni collettivi bisogna conoscere bene le informazioni statistiche disponibili e saperle interpretare e utilizzare adeguatamente. I numeri e dati devono essere rilevati in modo corretto, con chiarezza e soprattutto essere veritieri, cioè dei quali sia garantita veridicità ed esattezza. Oggi abbiamo il piacere di passare qualche minuto in compagnia del Professor Luigi Biggeri.

Carissimo Professore benvenuto, anzi bentornato. Allora, una vita spesa ad analizzare e statisticare. Di strada ne abbiamo fatta? Cosa ci può dire al riguardo?

Le sue affermazioni sono senz’altro da condividere. In un ambiente economico, sociale e aziendale sempre più globalizzato e in continua trasformazione i fenomeni collettivi sui quali si vuole decidere sono sempre più complessi ed è necessario disporre di informazioni statistiche adeguate e impiegare gli opportuni metodi per la loro analisi. Come per qualsiasi rappresentazione della realtà, e non solo, ci deve essere un “Patto Narrativo”, una specificazione delle regole, che devono seguire sia chi rileva i dati e sia chi li interpreta e usa. Le regole esistono almeno per la statistica ufficiale, sia a livello nazionale che internazionale, regole che consentono di certificare la qualità delle informazioni prodotte e diffuse. Come si può vedere dalla figura riguardante lo schema terminologico di una rilevazione statistica il produttore di dati statistici deve definire le unità di rilevazione ed i caratteri da osservare, nonché specificare le classificazioni adottate per sintetizzare le informazioni raccolte. Da parte sua l’utilizzatore di dati deve essere preparato, conoscendo le modalità per intrepretare e comparare i dati, deve cioè avere una buona conoscenza del fenomeno che analizza e una buona alfabetizzazione statistica.

SCHEMA TERMINOLOGICO

 

Ma questi elementi sono presenti nella nostra società?

In realtà a volte ci sono carenze da parte dei produttori che non spiegano chiaramente le caratteristiche dei dati statistici che producono e diffondono e molto più spesso è stato fatto poco per l’alfabetizzazione statistica dei giornalisti, degli operatori economici e dei cittadini in generale. Quando sono stato presidente della Società Italiana di Statistica e dell’Istat ho fatto accordi con il Ministero della pubblica istruzione per aumentare e migliorare l’insegnamento della statistica di base nelle scuole primarie e secondarie. Negli anni dal 2011 al 2013 l’Istat ha svolto corsi di Data Journalism che ebbero un buon successo. Ma viste le tante scorrette interpretazioni delle informazioni statistiche e le diatribe che ne seguono, forse sarebbe opportuno riprendere e rinforzare le iniziative sopra menzionate.

Forse spesso ci sono i dati ma non riusciamo a farli parlare correttamente e a farli incontrare fra di loro per una visione più chiara ed aperta di fenomeni. Perché?

I dati statistici disponibili sono davvero moltissimi tanto che già nel 2004 il prof. Romano Prodi, quando era presidente della Commissione Europea, diceva che c’era un diluvio di dati. Ma si devono far presenti alcuni limiti: molti dei dati rilevati e pubblicati da enti che non appartengono al sistema statistico nazionale non sono di buona qualità; le definizioni e le classificazioni utilizzate non sono sempre le stesse per le varie rilevazioni e queste non si riferiscono sempre agli stessi domini territoriali. Ecco perché non riusciamo a farli incontrare tra di loro. Per ovviare a questo il nostro sistema statistico nazionale sta svolgendo molte attività per integrare tutti i diversi tipi di dati in modo da renderli comparabili e anche per implementare eco sistemi di dati sui più importanti fenomeni economico-sociali. Ma c’è ancora molta strada da fare.

Più di 200 lavori pubblicati. Se ne ricorda qualcuno in particolare? Avrà imbarazzo della scelta?

Effettivamente mi trovo in imbarazzo dato che sono circa 60 anni che pubblico lavori scientifici e non. Desidererei richiamare alcuni miei lavori che sono stati precursori e punto di riferimento di tanti altri lavori scritti da vari colleghi: quali ad esempio quelli sui numeri indici dei prezzi al consumo temporali e spaziali tra i vari paesi (parità del potere di acquisto) e tra le varie regioni italiane e i lavori riguardanti la valutazione delle e nelle università. Preferisco invece richiamare una relazione presentata nel 2009 in occasione di un Convegno in onore di Amintore Fanfani dal titolo “Il Piano Fanfani Ina-Casa: Una risposta ancora attuale” per due motivi. In primo luogo, perché all’inizio della mia carriera universitaria ho tratto il supporto finanziario da una ricerca finanziata dal CNR proprio sulla valutazione del Piano Ina-casa. In secondo luogo, perché nella mia relazione “Il Piano come risposta all’emergenza disoccupazione e al fabbisogno di abitazioni”, ho messo in evidenza con molte analisi statistiche che l’insegnamento che se ne derivava era molte utile per disegnare interventi di politica economica e sociale che occorreva effettuare nella situazione di profonda crisi che attraversava il nostro sistema economico, in particolare per le difficoltà dell’accesso alla casa per i giovani, gli immigrati e i senza lavoro. Situazione che si manifesta ancora oggi in molte aree del paese per un bene indispensabile per le famiglie e che certamente ha poi effetti sui livelli di povertà. La relazione ha pertanto, a mio avviso una valenza di politica economica e sociale attuale.

Presidente Istat dal 2001 al 2009. Cosa ricorda di quegli anni e di quell’esperienza?

È stata certamente una importante e bellissima esperienza, la descrizione di tutte le attività e ricerche implementate con successo è riportata nel volume pubblicato in occasione dei 90 anni dell’Istat nel 2016. Mi piace comunque ricordare qui la istituzione della Commissione di Studio sulla povertà assoluta che ha portato alla valutazione di tale povertà a partire dal 2005; la pubblicazione del volume i 100 indicatori; le ricerche e le valutazioni oggettive e soggettive della qualità della vita dei cittadini e delle famiglie; lo sviluppo di conti satellite e della matrice sociale, nell’ambito dei sistema dei congi nazionali; e, infine, l’impostazione insieme al CNEL degli studi e delle stime sul Benessere.

Cosa avrebbe voluto fare e non ha fatto?

All’inizio degli anni 2000, seguendo alcune idee sviluppate dal Central Bureau of Statistics Olandese, mi ero appassionato e avevo approfondito gli elementi per la costruzione di un sistema statistico completo e coerente dei prezzi ai vari livelli della catena produttiva (prezzi all’importazione, alla produzione, al commercio all’ingrosso, al commercio al dettaglio, prezzi al consumo; considerando i vari tipi di mercato e punti di vendita. Tale sistema di prezzi e dei relativi indici avrebbe consentito di individuare l’origine dei processi inflazionistici e loro propagazione. Purtroppo nonostante l’impegno di alcuni bravi ricercatori dell’Istat il progetto non si sviluppò. Spero proprio che ora nell’ambito dello sviluppo degli eco-sistemi di dati l’Istat dedichi la sua attenzione anche a questo tema.

A cosa sta lavorando?

Continuo a lavorare sulle misure di povertà assoluta facendo proposte per possibili sviluppi delle definizioni, metodi e indicatori di povertà tenendo conto di tutte le sue manifestazioni e sfaccettature ed arrivare a produrre informazioni statistiche su tutti gli aspetti del fenomeno, essenziali per disegnare, implementare e monitorare adeguate politiche per la riduzione della povertà a livello nazionale e locale. Un secondo tema che sto ancora sviluppando riguarda il calcolo degli indici spaziali di prezzi al consumo per individuare i motivi delle differenze dei prezzi a livello territoriale che nel nostro paese sono anche superiori all’80% tra le regioni del Nord e quelle del sud. In particolare sto cercando con altri ricercatori di valutare le differenze regionali nei prezzi pagati dalle famiglie assolutamente povere; informazioni indispensabili per implementare le politiche sopra menzionate.

Una cosa che proprio non tollera?

Le interpretazioni scorrette delle informazioni statistiche per sostenere tesi di parte.

I suoi passatempi?

Soprattutto mi è sempre piaciuto praticare lo sport: tennis che però ho interrotto quando sono stato nominato presidente dell’Istat, sci, bici, nuoto e passeggiate.

Davvero grati della preziosa disponibilità. Faremo tesoro della Sua esperienza e dei numeri incasellati.

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

 

 

 

 

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