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Carlo De Biasi: innovazione e tradizione nel cuore della viticoltura internazionale

Mar 24, 2025 | Apertis Verbis, Novità

Dall’esperienza nei vigneti di tutto il mondo alla guida di Lien de la Vigne – Vinelink International. Un viaggio tra passione, sostenibilità e il futuro del vino

Oltre 25 anni di esperienza nel settore vitivinicolo internazionale. Tutto ebbe inizio con il Diploma di Enotecnico conseguito presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige nell’anno scolastico 1988/89; poi la laurea in Scienze Agrarie conseguita presso l’Università degli Studi di Milano con il massimo dei voti. Tantissime cose in mezzo; oggi Presidente della Association Lien de la Vigne – Vinelink, così hanno deciso a Parigi il 17 febbraio scorso. Ai vertici dell’Associazione Internazionale della vite: un plauso, orgoglio italiano. Possiamo ben dirlo. Ma lo chiediamo direttamente all’interessato: Carlo De Biasi.

Partiamo dall’ultimo, cosa vuol dire questo scintillante riconoscimento?

Lien de la Vigne – Vinelink International è un’associazione indipendente che riunisce centri di ricerca pubblici e privati, produttori e organismi interprofessionali, con l’obiettivo di favorire la collaborazione, lo scambio e il trasferimento dell’innovazione tecnologica nel settore vitivinicolo. Fondata nel 1992 e con sede a Parigi, l’associazione utilizza strumenti quali conferenze, indagini, sviluppo di partenariati di ricerca e collaborazioni internazionali per promuovere l’innovazione e la crescita sostenibile della filiera.  Nel 2021, in occasione del suo 30° anniversario, Lien de la Vigne – Vinelink International ha ottenuto lo status di Osservatore presso l’Organisation de la Vigne et du Vin (OIV) durante l’Assemblea Generale tenutasi a Digione il 25 ottobre. Sono entrato a far parte di questa Associazione, che fra i suoi membri privati annovera fra gli altri Moet Hennessy, Roederer, Torres, Schenk, Amorim, Antinori, Ferrari Trento, Ruffino, Masi, Terra Moretti, Zonin 1821, Bolla ed ovviamente San Felice, oltre 15 anni fa per poi diventare Vice Presidente nel 2017. Lo scorso 17 febbraio l’Assemblea dei soci riunitasi a Parigi, dopo 22 anni di Presidenza Peter Hayes, nell’interesse della successione e della futura vitalità dell’associazione, ha identificato il mio profilo di età, la connettività e l’influenza all’interno del settore, adeguato al ruolo di Presidente ed affiancandomi quali Vice Presidenti Mireia Torres Maczassek (ES) e Joel Rochard (F) e il Segretario Tesoriere Etienne Montaigne (F). È per me un prestigioso riconoscimento all’impegno profuso in questi anni, che mi permette di rappresentare l’Associazione anche all’ Organisation International de la Vigne e du Vin O.I.V a Dijon (F).

Molta passione, curiosità e tanta esperienza maturata in variegate realtà, anche fuori Italia.

Direi che la passione per questo lavoro, per il settore vitivinicolo non mi è mai mancata. È nata sui banchi di scuola a San Michele, forse tramandata dagli zii viticoltori in Trentino e poi si è sempre più alimentata in seguito alle esperienze professionali degli anni successivi. Ma il vero momento di svolta è coinciso con l’incontro con una persona che ha cambiato in maniera significativa la mia vita professionale. L’incontro con Gianni Zonin a fine anni Novanta (era il novembre del 1999) e l’accettazione della sua proposta di lavoro mi ha permesso per sedici anni di occuparmi di viticoltura e di produzione di vino di eccellenza in 10 tenute vitivinicole in sette regioni italiane e negli USA. Sono stati anni in cui si è lavorato con oltre 50 vitigni diversi, in climi, suoli, cultura e tradizione enologiche molto differenti, con ampie possibilità di visitare e di approfondire la conoscenza dei territori viticoli mondiali. Celebre per i proverbi dello Zio Domenico, il Dottor Gianni (era così che noi tutti lo chiamavamo) spesso mi ripeteva: “Lei Dottor De Biasi deve continuare ad andare a vedere cosa succede negli altri paesi produttori, essere attento all’innovazione, sperimentare perché deve aiutare l’azienda a crescere. Anche le volte che le sembrerà di non aver portato a casa una nuova esperienza, non sarà così perché prima o poi quella visita ritornerà utile”. Questi sono stati gli insegnamenti di inizio carriera che ho sempre portato con me e che mi hanno permesso di essere sempre aperto verso l’innovazione, le esperienze, sempre con uno sguardo rivolto al futuro.

L’esperienza, la madre di ogni buon successo?

Penso che l’esperienza sia una chiave molto importante per fare bene il proprio lavoro. Ma altrettanto importante è la capacità di creare attorno a sé un gruppo di persone motivato, capace, voglioso di fare bene, appassionato. Dedicare tempo alle persone che lavorano assieme a te, metterle nelle condizioni di dare il meglio di sé, motivarle, renderle responsabili e capaci di decidere per il bene della azienda pensa sia la chiave del successo delle aziende.

L’innovazione. Sta nella natura delle cose. Non dovremmo meravigliarci, eppure è un termine che sembra stato scoperto da poco. La stessa vite e innovazione. Quanto è cambiato negli ultimi 20 anni il settore?

Ho iniziato a lavorare con la mia prima vendemmia nel 1986, erano gli anni di ripresa dopo un momento buoi per il vino italiano. A partire da metà anni Novanta il concetto di produzione di vino di qualità non era più appannaggio di pochi ma stava diventando un concetto diffuso in Italia. Sono stati anni molto importanti a cui sono seguiti gli anni delle zonazioni viticole che hanno dato un fondamentale contributo per impostare nei diversi territori una viticoltura di qualità. Sono seguiti poi i primi progetti di sostenibilità, di diffusione del biologico e di profonda trasformazione del vigneto Italia e delle tecniche colturali del vigneto. Il cambiamento climatico in atto sta portando una nuova evoluzione delle modalità di fare viticoltura ed enologia. La nuova frontiera è la viticoltura rigenerativa. Ma si sono evoluti anche i consumi, nuovi mercati sono stati esplorati, la rivoluzione digitale che ha impattato sulla vita di tutti noi e nei vari settori produttivi, ha creato nuove opportunità negli ambiti di marketing, commerciali e di organizzazione di impresa anche nel settore vitivinicolo. Come si può vedere l’evoluzione è continua come deve esserlo anche la formazione.

A proposto di curiosità. Cosa vuol dire lavorare a stretto contatto con il Professor Denis Dubourdieu e il Professor Attilio Scienza?

Il Professor Attilio Scienza mi ha accompagnato per molti dei miei studi, infatti è diventato Preside dell’Istituto Agrario di San Michele a/Adige negli anni in cui lo frequentavo. Parlava sempre di portinnesti e qualche volta con la mia classe lo facevamo disperare, lui se lo ricorda ancora. Poi lo ho seguito all’Università degli Studi di Milano dove mi sono laureato in Scienze Agrarie ed il Professor Scienza è stato mio relatore di tesi sulla Zonazione della Valli dell’Adige e della Val di Cembra in Trentino. Nel mio percorso professionale ci siamo reincontrati molte volte, sia quando lavoravo in Zonin che oggi a San Felice. Di lui ammiro la grande cultura e conoscenza, staresti ore ad ascoltarlo. Con il compianto Professor Denis Dubourdieu ho lavorato per quasi quindici anni in quanto era consulente in Zonin. Era una persona di grande conoscenza tecnico – scientifica ed un grande degustatore. Dal carattere non sempre facile ha aiutato tutto il gruppo tecnico di allora a crescere professionalmente ed a darci una chiara idea di cos’è un vino di alta qualità trasferendoci parte di quella profonda cultura enologica che lui possedeva.

Torniamo all’Associazione Lien de la Vigne. Si ricorda il primo giorno? Nulla succede per caso. Cosa hanno visto in Lei?

Ricorderò per sempre il primo giorno a Parigi per la prima riunione della Associazione Lien de la Vigne. Ero stato presentato da Christian Asselin dell’INRA di Angers (F) che avevo conosciuto anni prima in quanto segretario scientifico del “Groupe Zonage” dell’OIV. La prima sera sono stato accolto da Jean Pierre Megnin di Moet Hennessy fondatore dell’Associazione nel 1992. Abbiamo cenato presso l’Ambasciata americana a Parigi e devo dire che se volevano impressionarmi ci riuscirono. Nel corso della sera Jean Pierre mi disse che se volevo partecipare avrei dovuto impegnarmi e dare il mio costante contributo alla qualità delle attività che l’associazione avrebbe sviluppato negli anni …e così è stato. Mi piace ricordare che l’Association Lien de la Vigne è supporter internazionale del progetto LIFE VitiCaSe sviluppato in collaborazione con il CREA e Unione Provinciale Agricoltori di Siena e che vede impegnati tre membri dell’associazione Ruffino, Castello d’Albola (Zonin 1821) e San Felice.

Sviluppo e sostenibilità. Ci racconti di Green Personality of the Year da The Drinks Business.

A partire dal 2008 si iniziò a parlare di sostenibilità in ambito viticolo, era un concetto declinato principalmente sugli aspetti ambientali e riguardava la riduzione di concimi, antiparassitari, mezzi tecnici in generale. Iniziarono così i primi protocolli di sostenibilità e, sulla scorta dell’esperienza della California Sustainable Winegrowing Alliance, fu sviluppato il primo manuale di autocontrollo. Da lì si svilupparono molti progetti ed il concetto di sostenibilità assunse ambiti sempre più ampi e complessi. Io partecipai ai diversi gruppi di lavoro e nel contempo sviluppammo in Zonin, in breve tempo, tutta una serie di progetti di sostenibilità fino all’ottenimento di alcune certificazioni. Per questo The Drink Business mi riconobbe quale Green Personality of the Year, ancor oggi unico italiano ad avere ricevuto questo riconoscimento. Da quel momento in poi la produzione di vini di qualità, identitari ma con una forte connotazione sostenibile è sempre stata una mia priorità …e questo spiega anche il mio arrivo a San Felice.

Oggi a San Felice. Progetti e cos’altro?

Per me San Felice è sempre stata una azienda di riferimento a livello italiano, la sua storia, la sua capacità innovativa e per alcuni aspetti di precorrere i tempi e delineare una linea che poi è stata seguita da altri produttori, sono gli elementi che me la hanno sempre fatta ammirare. Essere oggi a San Felice per me è un grande motivo di orgoglio, trovo grande affinità fra il mio modo di pensare al vino, quello che nasce nelle terre ad alta vocazione, da vitigni del luogo, dove la cultura del vino si perde nella notte dei tempi e dove il vero valore sta nella espressione identitaria e ciò che esprime da sempre San Felice. I progetti sono molti, dalla conversione al biologico e l’adozione delle tecniche di viticoltura rigenerativa, alla partecipazione a gruppi di lavoro internazionali, non mancheranno gli investimenti sulle nostre cantine per poter vinificare ed affinare i nostri vini nella maniera più adeguata possibile.  In generale possiamo dire che il nostro impegno sarà rivolto ad esprimere il nostro spirito autenticamente toscano, creando momenti indelebili di «star bene» per i nostri clienti e per i nostri ospiti, celebrando e interpretando il meglio dell’inconfondibile vivere toscano

Il Sangiovese?

Non c’è più niente da raccontare del Sangiovese che non sia stato già detto da enologi e critici del vino di fama internazionale. È il vitigno che rappresenta al meglio la Toscana, le sue denominazioni. A San Felice, la nostra missione è esaltare questa straordinaria capacità espressiva del Sangiovese, rispettando la tradizione ma al tempo stesso innovando con tecniche agronomiche ed enologiche mirate. Ogni vigneto ha una storia da raccontare, ogni bottiglia è il risultato di un’attenta cura e dedizione, dal lavoro in vigna fino alla vinificazione in cantina. Che si tratti della struttura e dell’eleganza del Chianti Classico o della potenza e profondità del Brunello di Montalcino, il Sangiovese si fa portavoce di un patrimonio culturale e naturale unico al mondo. Ed è proprio questa versatilità che ci affascina e ci spinge a ricercare continuamente l’eccellenza, per offrire vini che siano non solo espressione di un vitigno, ma veri e propri testimoni del territorio. Per noi, il Sangiovese non è solo un vitigno: è un’eredità da custodire e un’emozione da condividere.

Il settore viticolo gode di buona salute?

Il settore vive oggi un momento complesso per molteplici fattori: instabilità dei mercati e delle politiche commerciali globali, cambiamenti demografici, calo nei consumi, atteggiamenti sociali nei confronti delle bevande alcoliche, riduzione della fiducia dei consumatori, impatti del cambiamento climatico sulle produzioni, carenza di manodopera e incremento dei costi di produzione, che rendono sempre meno sostenibili molti modelli aziendali. Considerando che molte di queste problematiche sfuggono al controllo diretto del settore, anche con la nostra Association Lien de la Vigne abbiamo identificato come priorità l’adozione di strumenti tecnologici in grado di migliorare efficienza, produttività e precisione. In questo contesto, la robotica e l’intelligenza artificiale rappresentano soluzioni promettenti per affrontare tali criticità. Durante l’ultima conferenza, è stato evidenziato come l’IA possa contribuire positivamente in diversi ambiti: gestione dei vigneti (supporto alle decisioni), processi di vinificazione (monitoraggio delle fermentazioni, analisi chimiche predittive, ottimizzazione delle catene di imbottigliamento), nonché strategie di marketing, commercializzazione e gestione aziendale.

In Eu? Il vino non può essere solo una “bevanda alcolica”?

Il vino è molto più di una semplice bevanda alcolica: è un’arte di vivere, un’eredità culturale, un ponte tra storia e piacere. È il frutto di secoli di savoir-faire, un simbolo di eleganza e raffinatezza, che accompagna i momenti più belli della vita. Il vino è un’esperienza sensoriale e filosofica: un Chianti classico o un Brunello non si bevono semplicemente, si contemplano, si raccontano. È un dialogo tra il terroir e il vitigno, tra il vignaiolo e chi lo assapora. Il vino è un momento di convivialità: un pranzo domenicale in famiglia, un aperitivo tra amici, un brindisi sotto il cielo della Toscana. È il tempo che rallenta, l’accento che si fa più morbido, le risate che si mescolano ai profumi di fiori e frutta matura. Il vino è poesia liquida, una celebrazione della bellezza delle cose semplici: una bottiglia condivisa, un tramonto a San Felice traguardando Siena e le sue torri, il tintinnio dei bicchieri che suggella la gioia di vivere.

Noi faremo trascorrere meno tempo.

Buon lavoro,

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

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