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DOP e IGP: la forza delle denominazioni per il futuro del Made in Italy

Mag 26, 2025 | Apertis Verbis, Novità

Nicola Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, racconta le sfide, i risultati e le prospettive dei consorzi di tutela tra istituzioni, innovazione e identità territoriale

Dop e IGP, la ricchezza inestimabile della nostra agricoltura. Mille peculiarità e sfaccettature che si sostanziano in una grande associazione: Origin Italia. Ne vogliamo parlare con il Presidente Nicola Cesare Baldrighi, cui diamo il benvenuto. Impegno gravoso e fondamentale. Una battaglia quotidiana.

Quali sono le maggiori asperità?

Identifichiamo oggi il lavoro di Origin Italia: è l’associazione che rappresenta più di 90 consorzi del mondo del food, di tutte le categorie alimentari, ci sono sostanzialmente tutti i consorzi dei formaggi, Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Mozzarella di Bufala Campana, quasi tutti i salumi, quindi Prosciutto di Parma, Prosciutto San Daniele, la Mortadella, la Bresaola, lo Speck, ci sono i diversi consorzi dell’olio e ci sono i consorzi di carattere ortofrutticolo, quindi l’Arancia rossa di Sicilia, Il Pomodoro di Pachino, la mela dell’Alto Adige, la mela della Val di Non, la patata di Bologna, la cipolla di Tropea..etc. Il nostro obiettivo è quello di fare in modo che i consorzi abbiano a disposizione tutti gli strumenti per lavorare nel migliore dei modi e quindi consentire alle aziende associate di crescere e sviluppare le loro attività. E’ un compito di carattere istituzionale, con rapporti di carattere istituzionale con il mondo della politica e in primo luogo con il ministero dell’Agricoltura. Perché le denominazioni, le indicazioni geografiche, hanno nel regolamento comunitario l’elemento che le costituisce e le sostiene. Sostanzialmente, quindi, i rapporti di natura istituzionale sono rapporti fondamentali per l’operatività dei consorzi. Il nostro è uno sforzo fatto soprattutto in questa direzione. Gli sforzi che più ad oggi i consorzi ci chiedono sono: un intervento per aiutare i consorzi più giovani o neoformati a sviluppare i rapporti con i soci, a sviluppare la loro attività, a costituirsi, ad avere tutti quegli elementi di carattere formale che li consentono di ottenere la denominazione d’origine. Ancora più frequentemente la cosa che ci viene chiesta è di intervenire per aiutare nelle modifiche dei disciplinari perché questo tipo di intervento è costante nel tempo poiché sempre c’è la necessità di adeguare i disciplinari alle esigenze sia dei consumatori che alle tecnologie che si sviluppano.

81 consorzi di tutela. Giusta espressione delle produzioni? 

Assolutamente sì, perché come dicevo prima, le filiere sono tutte presenti quelle importanti, e presenti anche in un numero rilevante di consorzi, soprattutto sono presenti tutte le produzioni che hanno peso di carattere economico e un significato per i territori che rappresentano.

In Europa tutto facile?

Direi di no, in Europa non è tutto facile. Noi oggi lavoriamo sulla base di un nuovo regolamento approvato proprio nel maggio del 2024, regolamento che ha un anno di vita e per il quale ci siamo spesi nei tre anni precedenti, è stato veramente un lavoro lungo e questo interviene sul primo regolamento approvato nel 1992, che è quello che istituì di fatto le indicazioni geografiche nel mondo del food e del vino. Quel regolamento era stato poi, un po’ alla volta, emendato, erano intervenuti dei correttivi ma non c’era mai stata una revisione completa e un adeguamento del regolamento. Oggi abbiamo una nuova normativa alla quale attenerci più completa, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo dei consorzi, di affidare loro dei nuovi compiti. Oggi abbiamo attraverso questo regolamento ottenuto un vantaggio, un elemento di grande utilità: le modifiche disciplinari, le quali sono una costante nelle richieste dei soci, non devono più essere esaminate dai competenti organi comunitari, ma devono ottenere l’approvazione più semplicemente del nostro ministero della dell’Agricoltura, ad eccezione di alcune casistiche particolari, di certe modifiche disciplinare definite rilevanti che devono continuamente passare dalla Comunità, ma sono casi abbastanza sporadici. Quindi il regolamento ci ha diciamo sotto un certo profilo, semplificato la vita. 

Finalmente il regolamento 1143. La vostra azione è stata dirimente. Soddisfatto?

Direi che abbiamo ottenuto un ottimo risultato, poi come sempre i regolamenti vengono discussi in un consenso di 27 paesi, qualche compromesso bisogna inevitabilmente accettarlo. Però il rafforzamento del ruolo dei consorzi, l’avere riportato le modifiche dei disciplinari in capo alle competenze dei singoli paesi, avere rafforzato gli strumenti per la vigilanza e il controllo e quindi di contrasto, contro l’utilizzo improprio delle denominazioni, avere esteso al concetto di Dop economy quello del turismo enogastronomico, questi sono tutti elementi di notevole miglioramento del regolamento precedente. 

Dare valore alle filiere. La quadratura del cerchio. La battaglia di tutte le battaglie. Le denominazioni un alleato fondamentale?

Lo sono assolutamente, se pensiamo a tutto il lavoro che i consorzi e la pubblica amministrazione introduce per contrastare l’uso improprio delle denominazioni. Le indicazioni geografiche sono indubbiamente il fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo, e avere degli apripista dei prodotti di alta qualità, di grande prestigio, di immagine che si presentano sui mercati internazionali, rendono più facile anche l’attività dei prodotti generici, quelli che non si pregiano della Dop. Non solo, ma noi abbiamo tutti gli strumenti, ed è in gran parte per questo che sono nati tutti i regolamenti sulle denominazioni di origine, per tutelare e difendere le denominazioni dal punto di vista legale; quindi contrastare le usurpazioni e questo è indubbiamente un elemento di grande forza  che le indicazioni geografiche hanno e che ci conferisce una responsabilità sotto questo profilo, ma che aiuta poi a crescere tutto il movimento della agroalimentare.

Qualità, coraggio nella trasparenza ed innovazione. Così per domare il mercato?

È un argomento molto interessante questo perché quando si parla di prodotti a denominazione di origine, quindi prodotti legati ad un territorio ed a una tradizione, l’argomento dell’innovazione è spesso interpretato come non coerente con la filosofia delle indicazioni geografiche. In realtà noi dobbiamo operare in modo assolutamente diverso da questo criterio perché abbiamo necessità di accedere alle innovazioni pur non perdendo di vista la qualità e la tradizione produttiva, abbiamo bisogno di adattare i nostri prodotti alle richieste che ci arrivano dal mondo del consumo, abbiamo la necessità di introdurre delle innovazioni. Abbiamo bisogno di seguire le innovazioni dal punto di vista tecnologico perché questo va incontro ad un miglioramento della qualità del prodotto, di una garanzia sulla costanza dei prodotti che vengono offerti ai consumatori e perché le richieste che ci vengono da quel mondo sono delle richieste che sempre mutuano e se non seguiamo l’innovazione tecnologica non saremo in grado di seguirli.

Un provvedimento che ritiene irrimandabile? 

Noi abbiamo bisogno in questo momento di applicazione del regolamento, abbiamo anche bisogno della più stretta collaborazione con la pubblica amministrazione per le questioni che prima elencavo, cioè quando arrivano le modifiche dei disciplinari, cito una sola cosa, i cambiamenti climatici impongono a tutto il mondo dei prodotti vegetali e dell’ortofrutta anche delle variazioni sugli aspetti culturali, sulla genetica che viene utilizzata per il pomodoro, per le mele, per le arance, perché dobbiamo contrastare questi aspetti climatici che portano con sé l’arrivo di fitopatologie sempre nuove, di attacchi fatti da virus da insetti che prima non si conoscevano. Quindi pensando ad una produzione che usa il meno possibile la chimica noi dobbiamo operare sulla genetica, quindi delle linee varietali che sono in grado di sopportare queste situazioni. Quando arriva la richiesta di modifica del disciplinare in questa direzione noi abbiamo bisogno di una risposta immediata, altrimenti rischiamo che tutti i prodotti, non le indicazioni geografiche, vi possano accedere con facilità e possano avere un vantaggio competitivo enorme il quale invece che farci stare sul gradino più alto del podio ci precipita in fondo alla graduatoria. Vorrei ricondurmi al criterio che il regolamento ha introdotto riguardo a un report di sostenibilità che i consorzi di tutela sono obbligati ad eligere all’interno dei loro compiti, per andare incontro alla esigenza di un impatto ambientale sempre più basso, anche questo se ritorniamo al discorso dell’innovazione tecnologica ci porta ad introdurre dei cambiamenti nelle modalità produttive per stare al passo coi tempi e come dicevo prima, per essere sempre sul gradino più alto del prestigio e della considerazione. Se noi non abbiamo questa capacità di adattamento e di evoluzione rischiamo di essere superati dai prodotti non a marchio.

Se non avesse fatto l’imprenditore agricolo? 

Non saprei proprio che cosa rispondere, il mio percorso è iniziato fin da ragazzo con il fare questo mestiere, ho sempre trovato, anche fortunatamente, delle situazioni interessanti anche professionalmente nel mondo produttivo. Io ho la Presidenza di un caseificio dove si produce Grana Padano e Provolone, una cooperativa che fattura 180 milioni di euro, 200 dipendenti, quattro siti produttivi, quindi Imprenditorialmente un lavoro veramente impegnativo, ho l’azienda agricola a casa, tutto il mondo delle Dop, soprattutto quello del lattaio-caseario che quello che io ho frequentato più lungo nel passato. Quindi il privilegio di cui ho potuto godere, che al di là dell’attività agricola vera e propria, dell’azienda, della stalla, dell’attività zootecnica, ho potuto dedicarmi ad un mondo ben più ampio, con orizzonti di carattere internazionale, quindi professionalmente gratificante.

Basket o calcio?

Ho sempre giocato a pallacanestro quindi lo sport al quale tu ti dedichi da ragazzo poi ti resta sempre. 

Grato della disponibilità, a prestissimo.

Il Direttore, 

Gianluca Cavicchioli

 

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