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Impegno, conoscenza e capacità. Questo il Professor Angelo Frascarelli

Lug 31, 2023 | Apertis Verbis, Novità

Pregiatissimo Professore, Le diamo il benvenuto nelle nostre stanze. Siamo davvero onorati del tempo che ci dedicherà. Da dove iniziare, direi dalle numerose attività che con determinazione e costrutto sta portando avanti. Un esempio per tutti noi. L’Università di Perugia, dove tutto è iniziato?

“Si, l’Università di Perugia è stata la mia seconda casa; qui, mi sono laureato nel 1987. Dopo un periodo di lavoro in varie parti d’Italia, sono approdato alla ricerca e alla didattica universitaria, dove sono ancora oggi. L’impegno all’Università, fare il professore, svolgere attività di didattica e ricerca, è il lavoro più bello del mondo”.

La presidenza d’Ismea certamente un fiore all’occhiello.

“Sono stato felicissimo di aver fatto il Presidente di ISMEA in questi due anni. Mi sono sempre occupato di economia e politica agroalimentare; aver contribuito allo sviluppo del nostro Paese in questo ambito, tramite la presidenza di ISMEA, è stata un’occasione interessantissima, che ho svolto con molto impegno e anche qualche risultato”.

Le numerose pubblicazioni e partecipazioni a molte iniziative denotano interesse, curiosità e tanta conoscenza della materia. La nostra agricoltura abbisogna di queste peculiarità?

“Oggi c’è bisogno di conoscenza, prima che di capitali. Gli agricoltori sono innamorati dei capitali, soprattutto terra e trattori. Ma l’obiettivo dell’imprenditore è il reddito. L’imprenditore ha bisogno di idee, di visione, di competenza, di velocità nelle decisioni, di coraggio nelle scelte. I capitali contano meno delle idee. Vedo che i migliori imprenditori agricoli curano alcuni aspetti che ritengo fondamentali: confrontarsi, condividere i percorsi, curiosare, attivare collaborazioni con le imprese dello stesso settore e di settori diversi, con i centri di ricerca, attivare partecipazioni, rinunciando all’autoreferenzialità”.

Gli attori del comparto agricolo conoscono davvero bene le norme che lo regolano? Siamo restii a questi approfondimenti che poi sono alla base di una puntuale programmazione?

“La conoscenza delle normative è un fattore fondamentale per l’imprenditore agricolo, ma ancora di più il mercato, le innovazioni e l’organizzazione aziendale. Per la programmazione serve soprattutto di individuare il mercato, verificare le tecnologie da mettere in campo, fare i conti economici. Le normative sono un dato essenziale, ma anche l’aspetto più facile, perché sono scritte in un testo giuridico; possono essere giuste o sbagliate, ma sono certe (anche se qualche volta sono difficili da interpretare e applicare). Invece, i mercati, le condizioni climatiche, i costi di produzione, l’organizzazione aziendale, soprattutto la manodopera, sono i fattori su cui concentrare l’attenzione ai fini della programmazione”.

L’informazione e formazione ci permette di essere tempestivi, attenti ed anche qualificati nella critica. Dobbiamo lavorare sui giovani, sui futuri imprenditori e non solo su di loro?

“Si, l’imprenditore non è un mestiere per tutti. La genialità italiana può aiutare, ma non basta. Ci vuole un DNA e un’educazione imprenditoriale”.

Un voto all’agricoltura Italiana?

“Il voto è 7. Ma l’agricoltura italiana è molto diversificata in termini di risultati economici e sociali. In alcuni settori il voto è 10: vitivinicolo, latte, avicoltura, prodotti agroalimentari trasformati, agriturismo. In altri settori, non raggiungiamo neanche la sufficienza: olivicoltura, zootecnia da carne, cereali, ortofrutta (non tutta)”.

Primo anno della Pac. Abbiamo avanzato alcune critiche. Serviva più centralità dell’impresa, attenzione all’ambiente certamente sì, ma si parla pur sempre di agricoltura e forse si guarda poco alle produzioni. Questi i commenti dei nostri agricoltori. Possono essere condivisi?

“Il problema della Pac 2023-2027 è la complessità. L’obiettivo di migliorare il sostegno ed è stato attuato con una maggiore selettività degli impegni e degli strumenti. Ne è scaturita un’elevata frammentazione degli interventi.  Questa nuova Pac, infatti, è uno “spezzatino” di sostegni: 5 tipologie di pagamenti con 5 ecoschemi e 18 pagamenti accoppiati, 5 sostegni settoriali (ortofrutta, api, olio d’oliva, vino e patate) e 76 interventi di sviluppo rurale. Questa frammentazione da una parte è positiva, perché consente una politica più mirata alle varie esigenze dell’agricoltura italiana, ma, nello stesso tempo, è veramente problematica per l’impatto sugli adempimenti amministrativi e burocratici. Si poteva applicare la Pac in modo più semplice ed efficace, con minori interventi. Bisogna scegliere, invece di dare a tutti il “contentino”.

Cambiamenti climatici, transizione energetica, visione green. Tutto vero, ma sembra che interessi veramente solo l’Europa. Insomma rappresentiamo troppo poco per far leva sul cambiamento. E poi, incideremo davvero su queste enormi questioni?  

“La transizione ecologica, energetica e digitale è il futuro. E tutte e tre le transizioni sono importanti congiuntamente. Ogni imprenditore deve misurarsi con esse. Non tanto perché lo chiede l’Unione europea, ma perché è l’economia e soprattutto i consumatori lo chiedono. La politica può cambiare, basta cambiare la maggioranza alle prossime elezioni. Ma l’economia va verso la transizione ecologica, energetica e digitale. E qui non contano le opinioni; ci si adegua o si è morti. Ogni impresa dovrà essere più fare leva sulla competitività ambientale, utilizzare gli strumenti digitali e produrre energia rinnovabile (agrisolare, agrivoltaico, biogas, ecc.)”.

Non ci piace lamentarci e per questo dovremmo essere più pungenti in Europa?

 “In Europa dobbiamo essere più propositivi; il lamento non serve a nulla, anzi deprime, ti isola e ti ingessa. Tutte le volte che l’Italia ha fatto una proposta seria, l’Europa ci ha ascoltato e, quasi sempre, abbiamo ottenuto il risultato”.

Dove dobbiamo intervenire con urgenza e su cosa? 

“La nostra agricoltura e il nostro agroalimentare hanno molti valori. Invece che rivendicare maggiori sostegni, chiediamo più trasparenza nei mercati e miglioramento dell’organizzazione delle nostre filiere. È inutile dare 200 euro/ha di sostegno, se poi nel mercato ne perdiamo il doppio”.

È necessario incrementare il valore aggiunto delle produzioni di filiera?

Si, ma il valore aggiunto bisogna conquistarlo; nessuno ti regala niente. Il valore aggiunto si ottiene con la conoscenza dei consumatori e della filiera. La rivendicazione sindacale sul mercato non basta e serve poco. Ogni agricoltore deve investire nella filiera, dalla filiera corta alla filiera lunga. Teniamo conto che l’80% dei prodotti alimentari passano per la Grande Distribuzione. L’Italia ha la possibilità di accrescere enormemente il valore aggiunto delle proprie produzioni agroalimentari; abbiamo potenzialità enormi rispetto alle altre agricolture europee, ma la potenzialità va trasformata in realtà. Ci vuole il protagonismo dell’imprenditore e un sistema Italia che funzioni meglio”.

I cereali? La cenerentola che non diventerà mai principessa?

“Rimarremo cenerentola, finché l’agricoltore continuerà a vendere sul mercato spot. Vedo pochi segnali positivi. Possiamo diventare principessa? No, magari possiamo diventare una signora di alto rango. L’Italia non è un paese da commodities; siamo condannati a fare specialties e a trasformare i prodotti. La situazione dei nostri agricoltori può comunque migliorare, se ci si organizza in contratti e concentrazione dell’offerta”.

Chi è Angelo Frascarelli?

“Una persona appassionata del proprio lavoro, che ama l’agricoltura, che è curioso, che studia e che impara molto dagli imprenditori agricoli. Non amo le persone lamentose: non costruiscono e portano sfortuna. Comunque ascolto tutti”.

Il prossimo progetto?

“Scrivere un libro di politica agroalimentare e sviluppo rurale”.

Cosa proprio non tollera?

“La menzogna”.

Nel tempo libero, se ne ha, si diletta con?

“Alla mia età, mi piace vedere realtà e luoghi nuovi.  Poi, guardo il calcio (sono tifosissimo) e gioco a carte”.

Un momento della vita che ricorda sovente?

“I tanti momenti di bellezza e rapporto umano con alcuni amici”.

Ho avuto il piacere di conoscerLa nel 2018. Ero davvero curioso di interloquire con una figura così rilevante e di riferimento del settore.

“Ora siamo qua, ha partecipato a molte nostre iniziative e la Sua vicinanza e condivisone rimane davvero motivo d’orgoglio e sprone. Le aspettative non sono state chiaramente disattese, tutt’altro”.

Continueremo, se vorrà, in questo percorso. Davvero grati della Sua concordanza; buon lavoro da parte degli imprenditori senesi.

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

 

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