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Cultura tecnica agraria tra innovazione e tradizione. Diamo il benvenuto a Mirco Maria Franco Cattani, Presidente della Fondazione Edmund Mach

Gen 29, 2024 | Apertis Verbis, Novità

Reputazione internazionale, accresciuta fin da quel lontano 1874. Qui si materializzano, l’istituto scolastico, la ricerca e l’assistenza tecnica alle aziende agricole. Chapeau. È un unicum. Di questo cristallino esempio abbiamo il piacere di parlarne con il Presidente della Fondazione Edmund Mach, Mirco Maria Franco Cattani. Benvenuto nelle nostre stanze, fra gli agricoltori di Siena. Un vero piacere.

Ci descrive brevemente cosa è la Fondazione e quali attività svolge?

Buongiorno a Lei, Direttore Cavicchioli, e a tutti i lettori.  La Fondazione Edmund Mach svolge da 150 anni un ruolo importante e strategico nel contesto locale, nazionale e internazionale nell’ambito dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente.  Si compone innanzitutto di un istituto scolastico che ha contribuito e contribuisce tuttora alla diffusione della cultura tecnica agraria formando professionisti affermati a livello internazionale. In parallelo l’ente è impegnato con le attività di trasferimento tecnologico che contemplano sperimentazione, servizi e consulenza a favore delle imprese del settore agro-forestale; a tal proposito è attivo un capillare servizio di consulenza con una settantina di tecnici impegnati sul territorio trentino in tutti i comparti. Si contano più di 15 mila utenti registrati alla piattaforma per la formazione e la messaggistica tecnica, oltre 450 mila mail inviate al mondo agricolo, più di 3000 partecipanti ai corsi di aggiornamento per frutticoltori, tanto per citare alcuni dati. L’ente ha rapporti con oltre mille aziende clienti in Italia e all’estero a cui si forniscono varie attività di servizio. Accanto all’istruzione e al trasferimento tecnologico si affianca l’attività di ricerca scientifica, di produzione della conoscenza. Cresce la performance qualitativa come attestato dall’incremento dell’impact factor delle pubblicazioni scientifiche, oltre 250 all’anno, e dal numero delle collaborazioni con università ed enti in tutto il mondo: ben 570. Anche l’ultima valutazione ANVUR attesta la competitività dell’ente trentino, facendone un riferimento autorevole nella produzione di conoscenza. Arricchisce questo quadro di attività un’azienda agricola che supporta le attività sperimentali, di ricerca e formative condotte dalla Fondazione Mach, ma con funzioni anche di produzione e trasformazione. Tutto questo perseguendo un modello di agricoltura sostenibile basato su conoscenze e approcci tecnologici razionali dal punto di vista agronomico e rispettosi dell’ambiente.

 Fra le mille iniziative e progetti, cosa vi impegna maggiormente?

Quello che ci impegna maggiormente è tenere alto il senso di responsabilità che abbiamo nei confronti della comunità, in particolare quella trentina, e soprattutto verso il mondo agricolo. La nostra missione è recepire le necessità di questo comparto e dare risposte, concrete, ma soprattutto anticipare i problemi per arrivare tempestivi poi con le soluzioni. Soluzioni che possono avere un risvolto globale, vale a dire utile all’agricoltura mondiale. Diversi sono i temi che ci stanno a cuore: la riduzione della chimica in agricoltura, le sfide legate al genome editing, la valorizzazione dei vini provenienti da uve tolleranti alle principali patologie fungine, l’attenzione alle emergenze fitosanitarie, tanto per citarne alcuni. Nel 2020 abbiamo riscritto lo Statuto della Fondazione mantenendo inalterati i principi costitutivi che vanno nella direzione di proseguire ciò che il fondatore Mach e la Dieta di Innsbruck avevano in mente: sostenere l’economia del territorio e dare risposte al mondo agricolo.

Il nostro settore di cosa avrebbe davvero bisogno?

Ritengo che il settore agricolo dovrebbe poter proseguire sulla strada della sostenibilità ambientale, aggiungo sociale ed economica, che è la base per poter dare un futuro ai nostri agricoltori e ai nostri giovani. Qualità dei prodotti e attenzione all’ambiente, in altre parole un sistema agroalimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente dovrebbe essere l’obiettivo di una strategia comune europea intesa al miglioramento delle condizioni delle persone che la abitano.

 Quanto sono importanti l’istruzione e la formazione?

È proprio da qui che bisogna partire, dai giovani. Dall’istruzione, dalla formazione delle nuove generazioni. L’ente di San Michele promuove una filiera formativa completa e articolata su più livelli, dall’istruzione tecnica e professionale al corso post diploma per arrivare al programma di dottorato in collaborazione con una cinquantina di enti e università. Il tutto attestato da una qualità dell’offerta come testimonia anche la recente indagine Eduscopio della Fondazione Agnelli che valuta le scuole superiori in Italia.

Una lungimiranza ragguardevole. Quello che viene fatto a “San Michele all’Adige” è semplicemente quello che serve e che chiedono gli agricoltori: teoria e pratica. Innovazione e tradizione è un nostro “motto”. Non lo sapevamo ma la pensiamo allo stesso modo. Non può essere un caso.

Teoria e pratica, certamente. Come del resto ci viene quasi naturale inserire in questo ambito il binomio “tradizione e innovazione” e, ancora, “locale e internazionale”. È attorno al delicato equilibrio tra questi termini che si snoda, da sempre, tutta l’attività di questo ente. Con una premessa importante: è dalla produzione della conoscenza che si sviluppano sia il trasferimento tecnologico che l’istruzione e la formazione.

In questo campus di 14 ettari, una vera e propria cittadella dell’agricoltura, a 16 chilometri a nord del capoluogo trentino, troviamo diverse figure professionali: ricercatori e tecnologi che studiano e sperimentano nei campi e in laboratorio, tecnici che trasmettono la conoscenza al mondo agricolo, docenti che istruiscono, studenti che apprendono. La particolarità dell’ente di San Michele consta nel fatto che convivono “sotto lo stesso tetto” tutte queste attività.  Un binomio indissolubile, quello tra ricerca e didattica, che dai tempi del fondatore e primo direttore Edmund Mach è stato sviluppato in specifiche attività tecniche-scientifiche-formative ininterrottamente dai suoi successori. E così dovrà proseguire in futuro, per dare nuova linfa alla crescita del settore agricolo.

Che cosa vi aspetta nel 2024?

Il 2024 è un anno molto particolare e importante.  La Fondazione Mach festeggia un secolo e mezzo di vita. Una Storia che inizia il 12 gennaio 1874 quando, come spiegato poc’anzi, la Dieta regionale tirolese di Innsbruck delibera di attivare a San Michele all’Adige una scuola agraria con annessa stazione sperimentale, ognuna delle quali con il compito di cooperare congiuntamente alla rinascita dell’agricoltura nel Tirolo. Per celebrare questo importante avvenimento il comitato organizzatore ha deciso di promuovere una serie di eventi e di iniziative che si stanno concretizzando dal 2023, in particolare convegni di carattere scientifico su temi di attuale interesse attinenti al settore primario. Tutto questo affianca un’attività di comunicazione già molto ricca e articolata che ha visto l’ente impegnato lo scorso anno nell’organizzazione di una sessantina di eventi di carattere tecnico, scientifico e istituzionale.

Che cosa avete in programma e quale è il filo che lega queste iniziative?

150 anni sono un traguardo importante, per un ente che è considerato una delle principali istituzioni italiane attive nel campo dell’istruzione, della ricerca, della tecnologia, della sperimentazione, dell’assistenza in agricoltura e del trasferimento tecnologico nel settore agroalimentare e ambientale.  Il filo conduttore delle iniziative legate al 150° è la valorizzazione dinamica della storia dell’Istituto, ovvero il suo rapporto con il territorio e la comunità trentina, nell’ambito di un percorso che in questi decenni, a cavallo tra innovazione e tradizione, è stato accompagnato da un incessante processo di crescita e di internazionalizzazione.

Avete recentemente inaugurato una mostra sui 150 anni FEM?

Lo scorso 12 gennaio, nel giorno del 150° anniversario, abbiamo inaugurato a Trento, presso lo spazio archeologico del Sas, la mostra “Dalla Terra il futuro. Viaggio nei 150 anni della Fondazione Edmund Mach”, visitabile fino al 29 settembre. Ad ospitare questo percorso espositivo sono gli ambienti estremamente suggestivi della Tridentum romana, in cui sono esposte pubblicazioni, manufatti storici e soprattutto centinaia di fotografie selezionate nell’archivio fotografico della FEM e tra i fondi dell’Archivio fotografico storico provinciale. Curata dalla Fondazione Edmund Mach in collaborazione con la Provincia autonoma di Trento – UMSt Soprintendenza per i beni e le attività culturali e con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, è patrocinata dall’Euregio con la partecipazione del METS – Museo Etnografico Trentino di San Michele all’Adige, della Fondazione Museo storico del Trentino e del Castello del Buonconsiglio. Le celebrazioni rappresentano l’occasione per comunicare al pubblico le attività svolte con la collaborazione più ampia degli enti di ricerca e delle università nazionali e internazionali con le quali intratteniamo antichi e nuovi proficui rapporti di sinergica collaborazione, che ci permettono di ampliare le nostre conoscenze scientifiche e proporci come valido  soggetto d’ausilio in vari ambiti territoriali anche molto distanti dal nostro, ma accomunati dalla necessità e dal desiderio di approfondire le ricerche nel settore primario a beneficio di tutta l’umanità.

La ringraziamo per aver condiviso storia, sentimenti ed aspettative. Non mancherà occasione di poter felicemente commentare nuove e durature attività.

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

 

 

 

 

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