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I Vivai di Rauscedo? Insegnamento, professionalità e lungimiranza

Feb 12, 2024 | Apertis Verbis, Novità

Vivai di Rauscedo, la loro storia è davvero significativa, direi illuminante. Un insieme di peculiarità, preziose ed uniche. Un cristallino esempio di cosa vuol dire rimboccarsi le maniche, crederci, lavorare tanto e bene. Chapeau! Con questa ammirazione e molta curiosità diamo il benvenuto al Presidente dei Vivai di Rauscedo, Alessandro Leon.

Felicissimi ed onorati di ospitarVi. Una storia che merita attenta lettura. Quel lontanissimo 1917. Immani difficoltà. Smisurata voglia, forza di riuscire e crescere. Ce la possiamo fare. Davvero un bel messaggio, sempre attuale, direi.

Desideriamo innanzitutto ringraziarvi per l’interesse espresso nei confronti della nostra Azienda che, fin dalla sua fondazione, ha mantenuto negli anni un trend di crescita e innovazione che la rende ciò che è oggi: leader mondiale nella produzione e commercializzazione delle barbatelle. La lungimiranza che ci contraddistingue prende origine dai nostri soci fondatori, all’interno di un contesto di estrema povertà post-guerra, nel quale si è resa necessaria la stretta collaborazione tra le famiglie del paese per cercare di sopravvivere e sfamare i nuclei famigliari che erano tipicamente numerosi. La ruralità era vocata alla sussistenza e molte persone (come del resto è accaduto in tutto il Friuli) sono state costrette ad emigrare all’estero, mentre per chi restava, spesso bisognava prestare manodopera alle grandi aziende gestite dai proprietari terrieri. Nello specifico, il nostro territorio ha avuto la fortuna di ospitare il Conte Pecile, che si è prodigato con grande sforzo nella sperimentazione, facendo, già allora, un ottimo lavoro di ricerca e innovazione in campo agricolo. La predisposizione dei nostri terreni sabbiosi si è da subito contraddistinta come ottimale per lo sviluppo dei primi innesti e la produzione di barbatelle, ancora a gestione familiare, era già di buona qualità. Attorno al 1930 i nostri antenati iniziarono a capire che la cooperazione avrebbe potuto portare dei benefici, sia per la parte produttiva che per quella commerciale: fu così che nel 1933 nacquero i VCR. I soci fondatori compresero fin da subito l’importanza della qualità del prodotto e, grazie all’applicazione di rigidi regolamenti interni, l’intero paese di Rauscedo vide le sue famiglie impegnate a cooperare in sinergia all’interno della filiera viticola, partendo dalla produzione, passando al controllo e, infine, alla commercializzazione delle piantine di vite.

Mutualità e consapevolezza. Un sistema che già dimostrava di avere basi solide. “Caporetto” era ormai ben lontana.

I VCR sono stati i primi artefici dello sviluppo di nuove tecniche per la lavorazione delle barbatelle poiché, trattandosi di un’attività altamente specializzata e di nicchia, tramite l’esperienza e la sperimentazione, hanno creato nuove tecniche per migliorare le rese e la produzione. Alcuni esempi riguardano l’utilizzo delle agevolatrici in campo, i sistemi di pacciamatura, l’utilizzo della paraffina o la ricerca sulle nuove tecniche d’innesto (non più a doppio spacco inglese, ma eseguite dapprima a incastro, per poi passare all’innesto ad omega). Dopo aver radicato la sua attività su tutto il territorio italiano, la cooperativa ha aumentato gradualmente le proprie dimensioni e i propri orizzonti, affidando la governance oltre che al CDA, formato esclusivamente da soci, a dei dirigenti altamente qualificati che, con lungimiranza, passione ed esperienza hanno identificato nell’innovazione e nella ricerca una strada e un’opportunità importante. Da ciò si deve la nascita del Centro Ricerche (identificato anche come “Casa 40”): un fiore all’occhiello per l’Azienda e grazie al quale i Vivai Rauscedo sono diventati negli anni il principale costitutore di cloni a livello nazionale. Successivamente, sotto la direzione del dott. Eugenio Sartori, l’Azienda ha esplorato i mercati esteri, estendendosi dapprima verso quelli europei limitrofi, per passare poi a quelli mondiali. Oggi VCR è presente in oltre 38 Paesi del mondo.

Su cosa state lavorando?

Oltre alle attività portate avanti dal Research Center, parallelamente i VCR hanno dato avvio a diverse collaborazioni con gli istituti di ricerca, una fra tutti con l’Università di Udine, con la quale dal 2006 hanno intrapreso un programma di creazione di varietà resistenti alle principali malattie come peronospora e oidio. Anche in questo contesto, come Presidente, mi sento di dire che abbiamo anticipato i tempi, consapevoli delle lunghe scadenze dettate dalla ricerca e dalla burocrazia, oggi siamo pronti alle nuove sfide che ci attendono, con la creazione di varietà nuove sempre più performanti, che sapranno soddisfare le attese, riducendo l’impatto ambientale e fornendo alti standard qualitativi e produttivi. Nel 2019 abbiamo poi rafforzato le strutture, creando il nuovo centro ricerche e ammodernando la cantina che produce ogni anno oltre 800 microvinificazioni sperimentali, per offrire la possibilità a viticoltori e professionisti del settore di scegliere la varietà ed il clone giusto per il vino che desiderano produrre.

Il settore vitivinicolo gode di buona salute?

Attualmente, il settore vitivinicolo sta vivendo una fase molto delicata e complessa, poiché la crisi economica ha portato ad un calo della richiesta e dei consumi di vino. Infatti, ciò che osserviamo è una tendenza da parte del consumatore verso il consumo di vini bianchi (grazie anche all’esplosione negli ultimi anni delle bollicine), mentre per i vini rossi la strada è più in salita.  Anche le avversità climatiche degli ultimi anni non stanno agevolando una regolarizzazione della produzione e osserviamo, infatti, annate caratterizzate da abbondanti raccolti, contro annate che possono portare anche all’azzeramento di alcune produzioni, mettendo in entrambi casi in difficoltà i produttori. 

Un provvedimento cui non possiamo rinunciare?

Il nostro auspicio è che anche dal punto di vista burocratico si possa snellire il l’intero sistema legato al mondo vitivinicolo, agevolando l’introduzione di nuove varietà all’interno dei vari disciplinari, con l’intento di dare nuove opportunità alla viticoltura italiana senza assolutamente perderne l’identità e unicità che la contraddistinguono. Il rammarico è confrontarsi con i Paesi esteri, anch’essi grandi produttori, e realizzare che le dinamiche burocratiche e i disciplinari stessi di produzione sono più agevoli e volti alla tutela delle esigenze effettive del mercato.

I cambiamenti climatici. Una delle tante difficoltà che la storia ci ha messo di fronte. Quelle passate non si ricordano più, ma ci hanno sempre insegnato e lasciato qualcosa in dote, come la “fillossera”. Abbiamo poca memoria e poco entusiasmo? Riusciremo anche in questo compito?

I cambiamenti climatici sicuramente ci metteranno di fronte a nuove sfide, ma con la ricerca, la continua sperimentazione e i passi avanti tecnologici siamo certi che sapremo stare al passo con ciò che il futuro ci riserverà.  

A brevissimo faremo un’iniziativa e sarete dei “nostri”. Questo ci nobilita e ci stimola. Appunto il modello e l’avvedutezza, da “bere” a piene mani, la radice parla da sola. Un’immagine per raccontare quasi cento anni di storia ed altrettanti ne verranno.

Davvero grato di aver condiviso questi momenti. Un carissimo saluto ed un sincero arrivederci.

Il Direttore,

Gianluca Cavicchioli

 

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