Lo si sapeva, ma abbiamo voluto attendere l’esito della nostra iniziativa sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Novità? Nessuna per quanto riguarda la “propaganda”. La risposta ai tristi eventi di Firenze così si può sostanziare.
Nel merito? Si aggiunge un comma, si edulcora ( poco) altro, ci si inventa le patenti a punti ed i livelli di legalità. Ed è fatto. Il pranzo del “dejà vu” è servito. Che senso può avere utilizzare lo strumento del decreto legge per dar vita ad una norma che sarà operativa nell’autunno?
E poi, mai che si riesca a semplificare, mai. La soggettività non dovrebbe albergare nei provvedimenti, tutt’altro, ma non è così.
Sappiamo quanto sia inviso l’istituto dell’appalto, così come ben conosciamo come risulti essere se non l’unico, ma il più efficace, strumento, pecche incluse, che le imprese possono utilizzare per far fronte alle necessità produttive in termini di lavorazioni.
Ebbene sì: certe, forse tutte, le pratiche agronomiche devono essere eseguite, bene, in strettissimi tempi. Non esiste approssimazione, ne calendario nè giorni di festa. Se vogliamo le produzioni che conosciamo questa è l’unica strada. Oppure suggeritene altre.
Ergo: non potete bearvi delle “eccellenze” solo quando vi comoda. Sempre o mai. Perciò forza e coraggio nell’affrontare le necessità, di tutti.
Soluzioni? Ma certo, ci sono basta, adottarle. Albo delle imprese per esempio. Opera benissimo per le agenzie interinali. Qual è il motivo di questo ostracismo? Chi rema contro e perché? Costo, zero, ed allora perchè?
La sicurezza. Mille modi di sanzionare e di burocratizzare ogni stormir di fronda. Ma è soprattutto una questione di mentalità; certamente serve formare ed informare, ma non basta assolvere l’incombenza con un pezzo di carta od un ordinato registro.
Tutto questo per dire che dobbiamo coltivare sicurezza, sempre e comunque. In ogni momento e luogo. Ma in altri termini e modalità.