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Lavoro e politica: a conversazione con Mario Braga

Ott 9, 2023 | Apertis Verbis, Novità

Lavoro e politica. Possiamo iniziare così la nostra conversazione con Mario Braga, Presidente Nazionale del Collegio dei Periti Agrari e Periti Agrari Laureati

Benvenuto nella casa di molti agricoltori. In fondo chi accompagna le nostre aziende verso obiettivi di crescita, innovazione e sviluppo è uno di “noi”. Incominciano il nostro colloquio.

“Il lavoro manuale ci insegna ad apprezzare la cultura del lavoro”. Facciamo nostra questa Sua sottolineatura che, tra l’altro, condividiamo a tutto tondo.

Bella affermazione, bella domanda! Soprattutto perché posta da uomini, come Lei, che sono la naturale prosecuzione del grande progetto educativo, professionalizzante avviato da Cosimo Ridolfi, proprio in questo territorio, al Meleto di Siena. Era il 1834 nasceva la prima scuola agraria italiana. A Siena nasceva il progetto di una moderna agricoltura italiana, pur essendo ancora Granducato Toscano. Forse potrebbe essere considerato il primo fondatore di Confagricoltura della Toscana. I Lavori delle ‘agricolture’ (al plurale) per il loro valore intrinseco rappresentano le fondamenta della nostra civiltà e di ogni civiltà. Ed i lavori di oggi sono la costruzione di un solido muro iniziato da ispirati e lungimiranti uomini del passato“.

Le medaglie vanno conquistate sul “campo” e non sulla carta. Vale ancora il merito?

“Quando le acque escono dagli argini provocano sempre danni. Gli argini di una società che non vuole disperdere la speranza nel domani non possono prescindere dai talenti e dalla capacità dell’uomo di farli fruttare. Impegno, responsabilità, passione e merito sono binari sui quali noi siamo diventati il Made in Italy. Forse oggi, però fatichiamo un po’ di più a ricordarcene”.

Vediamo molta “ordinarietà” nel quotidiano e nelle nostre attività. Non sempre si deve rivoluzionare il mondo, ma un approccio positivo e voglioso di migliorare questo crediamo sia per lo meno auspicabile se non doveroso.

“Il mio vissuto ‘nel’ mondo agricolo mi ha addomesticato rispetto ad un’inquietudine del domani. Un’inquietudine che ha generato realtà agricole che sono vere e proprie cattedrali di qualità. Forse se dovessimo fare un poco di esame di coscienza dovremmo constatare che qualche volta la politica e la società ha rallentato i processi di diffuso sviluppo agricolo. Quelle resistenze vanno rimosse”.

Ovviamente non è sempre così, ma spesso si. Insomma si spera sempre che con la bacchetta magica tutto si risolva.

“Un pensiero questo che appartiene, a mio modo di vedere, agli osservatori, decisori esterni alle imprese agricole. La bacchetta magica dell’imprenditore agricolo è alzarsi al mattino e riprendere il giorno con la consueta dinamica passione. Un imprenditore agricolo, un professionista agricolo non lo si improvvisa. Si genera e si consolida dentro un contesto di profonde radici culturali, quelle … appunto agricole”.

Il perito agrario, oggi lo chiamiamo così, nel passato ha avuto tanti appellativi; di certo è stato e lo sarà anche nel futuro una figura sostanziale per le aziende agricole e per gli imprenditori.

“La storia la fanno gli uomini e gli uomini si formano nella famiglia, nell’impresa e nella scuola. Senza scuola, (i nostri 120 istituti tecnici agrari, con la loro bicentenaria storia sono una garanzia di pedagogia professionalizzante di alta qualità) e senza professione non si avvia nessun processo di crescita e sviluppo. Senza scuola e professione non si accompagna un ricambio generazionale competente, non si promuove sviluppo, innovazione, non si accompagnano aree marginali a ridiventare esperienza di una moderna società sostenibile. Senza Periti Agrari e Periti Agrari Laureati non c’è futuro per le agricolture”.

Crediamo che oltre alla professionalità ci siano anche altre ragioni, fra le quali un legame, intimo, con il “campo”, il terreno, insomma un tutt’uno, indispensabile. Parliamo la stessa lingua. Basta un cenno con la testa ed il più è fatto.

“Un cenno, una stretta di mano, sono il risultato di donne e uomini che alla terra danno e dalla terra ricevono e la terra diventa testimone protagonista di un’etica del lavoro, del riconoscimento reciproco che non ha eguali”.

L’attuale normativa che regola la professione permette di ben operare? In fondo in fondo, ma non troppo, siamo degli imprenditori? Dico così perché anche io sono un collega.

“E qui casca l’asino nel pozzo e per di più di sabato. Le normative dovrebbero andare di pari passo con l’evolversi dei modelli produttivi e sociali e il decisore politico dovrebbe accompagnare la modernizzazione dei processi e degli strumenti costantemente, anche se non adeguatamente sollecitato. Purtroppo, abbiamo vissuto e viviamo il tempo della burocrazia che anche quando evoca la semplificazione allunga i chilometri di carta da compilare. Del resto, quando lo Stato è debole aumenta i gangli della burocrazia, quando è forte le maglie della burocrazia le allarga e migliora le verifiche. Questo fenomeno ha provocato l’espandersi di un professionismo burocratico e un indebolimento di un professionismo tecnico scientifico, quello che sa stare al fianco delle imprese … più evolute. Siamo ancora in tempo a cambiare rotta anche se più segnali sono nostro malgrado contraddittori. Cinquecentomila Periti agrari rappresentano comunque un pilastro solido, la parte migliore del nostro Paese, che forse non è sufficientemente percepita dall’opinione pubblica e valorizzata”.

Una considerazione a “piene mani” sulla nostra agricoltura?

“Una locomotiva ad alta velocità che ha agganciato ancora troppe vecchie carrozze”.

Un provvedimento da non rimandare?

“Riformare profondamente AGEA”

Domanda che ricorre spesso in “Apertis verbis”: in Europa come ci stiamo?

“Da protagonisti quando facciamo appello alle nostre qualità culturali e imprenditoriali. Da comparse quando pensiamo alle grida manzoniane. Non c’è alternativa all’Europa, ma dobbiamo recuperare le ragioni che hanno promosso l’Unione Europea”.

Bei tempi quelli della leva? Occasione che i nostri giovani non potranno apprezzare.  Insegnamento e crescita umana non di poco conto. Di questo ne sono convinto.

“Condivido appieno l’affermazione. Io sono capitano degli alpini e quando tutto il parlamento abrogò la leva obbligatoria andai a trovare il grande Gianni Rivera, allora stimatissimo sottosegretario alla difesa (campione nel campo, ottimo uomo delle istituzioni), per proporgli di istituire un “servizio al Paese”. Mi informò che tutti, proprio tutti i partiti, stavano votando la soppressione della leva. Oggi portare i nostri giovani a vivere una intensa esperienza militare e civile per essere pronti a difendere i nostri valori costituzionali, nonché a dare il nostro contributo di protezione civile e sociale, forse ci aiuterebbe a consolidare alcune fragilità giovanili e a recuperare il senso di appartenenza ad un popolo mai chiuso in sé stesso. Radici e fronda di una civiltà che non può consumarsi”.

La famiglia. Perno imprescindibile del nostro equilibrio. Anche io ho tre figli.

“Sorrido. Ho una moglie … unica, e tre figli, mi correggo tre prototipi che, come gli ossigenatori dei depuratori, movimentano il liquido nella vasca. Recupero un poco di serietà. La famiglia è quel luogo che, quando è unita “costruisce” rendendo ogni nostra azione serena, solida, forte, inattaccabile. La rende capace di affrontare tutte le incertezze del nostro tempo. Quando si divide …. lascia sempre uno strascico di amaro in bocca a tutti, ma soprattutto, quando ci sono, ai figli. La terra insegna, la natura insegna che la famiglia va coltivata e ben curata, e la cura non ha mai la corrente alternata. Quanti bei esempi ci offre ancora le nostre aziende agrarie, però anche in questo caso vanno sostenute e riconosciute”.

Politica mon amour?

“Chi non fa politica la subisce. Aldo Moro mi ha insegnato, con il sacrificio della sua vita, che non si può stare alla finestra nemmeno quando passa per strada una mandria di tori inferociti. Lasciare la politica in mano a cavalli bolsi dà come risultato lo spettacolo a cui quotidianamente spesso assistiamo”.

Cosa non tollera?

“I ladri di futuro”.

Una peculiarità caratteriale che apprezza particolarmente?

“Il lavoro silenzioso di coloro che al mattino si alzano per fare il loro dovere”.

Un momento che sempre lo accompagna nei pensieri mattutini?

“Una semplice preghiera. Ho sempre avuto la percezione di non essere solo”.

Dei se e dei ma son piene le fosse del senno del poi”. E se in quel momento….

“Errori? Ceste piene. Del resto, raramente i savi sono giovani. Ma pur sbagliando molto, forse troppo, non ho mai avuto rimorsi o rimpianti e questo grazie…. alla mia famiglia, ai nove sotto un tetto”.

Non ci conoscevamo, ma crediamo di aver recuperato il tempo perduto.

“Non si perde mai il tempo quando si incontrano nuovi amici. Si continua con un maggior sorriso il nostro quotidiano cammino”.

La ringraziamo della condivisione e fin d’ora L’aspettiamo ad una nostra prossimo iniziativa, ci contiamo.

“Ci conto anch’io. A presto”.

Il direttore,

Gianluca Cavicchioli

 

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