Il confronto, la conoscenza, la curiosità. Tutti aspetti che sempre hanno albergato nelle nostre quotidiane stanze. Questo modus ci ha portato ad invitare il Professor Luca Ostilio Ricolfi, a cui diamo il nostro più cordiale benvenuto. Un piacere ascoltare e leggere riflessioni e considerazioni senza condizionamenti, scevre da convenzionalità modaiole e di superficiale comodo. Insomma un “fuori dai denti”.
Vorrei iniziare dalla Fondazione David Hume. Commenti a cielo aperto. Libertà di intendere. Da dove nasce questa determinazione?
Nasce dal compianto e carissimo amico Piero Ostellino, che una ventina di anni fa ebbe l’idea di aprire un luogo di libertà e anticonformismo. Ci mancano tantissimo il suo pensiero e la sua ironia…
Un paese in perenne emergenza. Ma basterebbe così poco. Emanata la norma, subito ipotizzate deroghe e proroghe. Ci sarà senz’altro un motivo, ma onestamente ci sfugge.
Infatti non c’è un motivo. Ce ne sono infiniti, perché è la nostra storia, o meglio la storia delle nostre classi dirigenti, che ci ha resi schiavi della burocrazia e dell’interpretazione formalistica della legge.
Corriamo e corriamo, ma dove?
Di fatto, corriamo dove ci portano lo sviluppo tecnologico e la volontà di potenza (degli Stati, delle lobby, dei giganti dell’economia), senza darci alcun limite e senza la minima considerazione dei danni associati ad alcuni progressi tecnologici in campo militare, medico, informatico. Il fatto che si parli di “rischi”, ossia di eventualità, è segno che non si è disposti a riconoscere i danni, che non sono mere possibilità ma fatti accertati. Smartphone sempre più performanti, 5G, droni con impieghi militari, industria della fake news, biotecnologie, intelligenza artificiale, stanno, in pochi anni, facendo implodere 3 millenni di civiltà.
Ci soffermiamo sulla pagliuzza e non sulla trave. Ma in questo non c’è nessuna novità?
La novità è solo che la trave è enorme e stiamo diventando ciechi.
Cosa ci ha lasciato il Covid?
Un po’ di potere in più all’industria farmaceutica, molto potere in più ai decisori politici, modesti progressi nella preparazione alla prossima epidemia.
L’Europa. Forse è il caso di fare dei veri bilanci? Transizione ecologica, ergo: la fine delle auto termiche, abitazioni da trasformare. Sono queste le priorità? Ma possiamo permetterci questi balzi in avanti, soprattutto in termini economici?
Dipende. I ceti medi e medio-alti possono permetterseli tranquillamente, perché hanno un reddito sufficiente a trasformare i nuovi vincoli in opportunità di investimento. I ceti bassi non possono permettersi di sostenere i costi della transizione, perché cambiare auto e ristrutturare casa richiede decine di migliaia di euro.
Forse dovremmo fare più attenzione alle istituzioni comunitarie e alle elezioni europee?
Più che altro dovremmo sorvegliarle di più. Se lo avessimo fatto, non avrebbero esagerato con le varie transizioni, e non ci sarebbe stato bisogno di marciare su Bruxelles con i trattori.
La nostra associazione dibatte spesso il tema del lavoro subordinato. Altra quadratura del cerchio che sfugge. C’è davvero carenza di manodopera?
Sì, c’è, ma il problema si presenta diversamente nei vari settori. Per i lavori più umili e faticosi, come quelli in edilizia, in agricoltura, nel trasporto e magazzinaggio, il problema non è l’assenza di manodopera in assoluto, ma è la carenza di lavoratori stranieri regolari, e la criminale spregiudicatezza di tanti datori di lavoro. Per molti lavori impiegatizi, nella burocrazia pubblica, nella scuola, nelle aziende, il problema è l’impreparazione dei candidati, che hanno titoli di studio fasulli, che certificano competenze che non sussistono. In altri campi, in particolare nelle professioni tecniche e nei lavori ad alta specializzazione, c’è il problema che i ragazzi non studiano per imparare mestieri altamente richiesti, bensì per mestieri dove c’è sovrabbondanza di offerta: non si trovano guidatori di camion e esperti informatici, ma in compenso abbondano video-maker, influencer, blogger e giornalisti dilettanti. Quanto al settore turistico e alberghiero, siamo ben lontani dal riuscire a fronteggiare il picco estivo (anche se la riforma del reddito di cittadinanza qualche effetto benefico comincia a produrlo). E si potrebbe continuare… Quel che mi colpisce, tuttavia, è soprattutto il fatto che vi sia carenza di manodopera in un paese che ha il tasso di occupazione più basso dell’occidente (alla pari con la Grecia).
In maniera semplicistica si giustifica il calo demografico. Ma come possiamo pensare che tutto dipenda dall’economicità di un asilo o di una detrazione fiscale?
Asili e fisco contano, ma il fattore principale che limita le nascite è la deriva iper-individualistica della società italiana, un processo storico che ho provato a ricostruire nel mio libro La società signorile di massa (La nave di Teseo, 2019). I genitori moderni, specie in Italia, fanno l’impossibile per prolungare la propria adolescenza oltre ogni limite naturale, e quindi finiscono per non fare figli o, se li fanno, per scoprire che non li sanno allevare.
Il salario minimo?
In molte situazioni sarebbe sacrosanto. In altre significherebbe chiudere attività che si reggono a malapena. Nessuno sa come fare a non buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Tutti intenti a ridurre le tasse e ad aumentare il welfare pubblico. Ancora con questa storiella.
Non è una storiella. Se in un paese il paradigma culturale dominante è la cultura dei diritti, con il suo strascico di vittimismo e continue domande di sussidio e risarcimento, la conseguenza inevitabile è la dilatazione ipertrofica della spesa corrente e l’esplosione del debito pubblico.
L’educazione, la scuola. Va bene così?
Va bene così per le famiglie, le cui priorità sono: a) parcheggiare i figli; b) che siano sereni; b) che conseguano il “pezzo di carta”. Va meno bene per gli studenti quando diventano adulti: a quel punto molti (non tutti, per fortuna) si accorgono che quel che hanno imparato vale ben poco sul mercato del lavoro.
Un provvedimento, fra i tanti, che ritiene utilissimo?
Azzerare i contributi sociali per le imprese che creano nuovi posti di lavoro: per diventare un paese normale ci mancano milioni di posti di lavoro.
C’è un progetto nel cassetto?
Sì, sto lavorando a un programma matematico-statistico per individuare i “capaci e meritevoli” alla fine della scuola media inferiore. L‘idea è premiarli e, nel caso siano “privi di mezzi”, aiutarli con ricche borse di studio, come prevede l’articolo 34 della Costituzione, che Piero Calamandrei considerava “il più importante”, in quanto da esso dipende la qualità della futura classe dirigente. Nessun governo del passato ha mai provato ad attuarlo sul serio, Giorgia Meloni ci sta provando. Se tutto va bene dovremmo partire fra pochi mesi.
Non la tratteniamo oltre. Davvero grati per questa preziosa “contaminazione” di idee e ragionamenti. Non mancherà occasione di invitarLa ad una delle tante nostre iniziative.Buon lavoro ed un plauso alla Fondazione David Hume.
Il Direttore,
Gianluca Cavicchioli